Coronavirus Catania, tamponi con tre esiti differenti in 14 giorni. Cosa fare? Liberti: “Test laboratori suscettibili di errori”

Coronavirus Catania, tamponi con tre esiti differenti in 14 giorni. Cosa fare? Liberti: “Test laboratori suscettibili di errori”

CATANIA – Tamponi rapidi, molecolari, test sierologici. Cambiano i nomi, ma lo scopo è lo stesso, scovare il Coronavirus all’interno delle persone che si sottopongono ai test. Ogni esame ha certamente il suo grado di validità e precisione, con la percentuale più alta riscontrata nel tampone rinofaringeo. Nel corso della seconda ondata, in particolare, sono stati allestiti diversi drive-in in tutta la Sicilia per effettuare l’ormai famoso screening dei cittadini. I risultati che emergono sono costantemente comunicati dall’Asp ai vari sindaci, ma alcuni nascondono dietro casi curiosi.

La storia che vi stiamo per descrivere parte proprio da uno dei drive-in allestiti a Catania, quello del parcheggio dei Due Obelischi. Qui, l’8 novembre scorso, una famiglia (di cui per privacy non diremo le generalità) composta da marito, moglie e figlia di 13 anni, si è recata alla postazione per sottoporsi al test antigenico, che evidenzia la presenza di componenti del virus. Da qui si sono concatenati una serie di eventi alquanto singolari.

Il protagonista della storia ha raccontato ai nostri microfoni la sua esperienza, proprio a partire da quella “gita” al drive-in. “Non avevamo avuto particolari sintomi, ma assieme alla mia famiglia mi sono recato al drive-in per effettuare comunque il tampone. A seguito dei test, mia moglie e mia figlia sono risultate positive e io negativo. Lo stesso giorno, sempre al drive-in, hanno effettuato un prelievo dei tamponi molecolari a mia moglie e a mia figlia. Per scrupolo, ho chiesto di effettuare dei tamponi privatamente, d’altronde stiamo a contatto anche con i nostri genitori che sono anziani. A seguito di questi ultimi effettuati l’11 di novembre, il giorno successivo mia moglie risulta negativa, mentre io positivo. Invariato il risultato di mia figlia. Nel giro di tre giorni mia moglie che era positiva è risultata negativa e io viceversa. Dopo due giorni, con praticamente la stessa data d’esame, ci arriva il risultato del tampone dell’Asp su mia moglie (il prelievo effettuato giorno 8, ingresso in laboratorio 11 novembre). In questo caso mia moglie è risultata positiva“, dichiara sbigottito l’uomo.

 

L’Asp ha portato i campioni in un noto laboratorio per analizzarli. Dopo 10 giorni, l’Asp viene e ci fa il secondo tampone, dato che ci hanno detto che quello che fa fede è il risultato dell’Asp. In questo secondo tampone mia moglie è di nuovo positiva. Dunque, lei è stata positiva, negativa e positiva di nuovo nel giro di circa due settimane. O mia moglie è il primo caso al mondo, che in 14 giorni riesce a prendere due volte questa malattia, o c’è qualcosa che non va“.

Riguardo all’argomento figlia, l’uomo ha parlato della difficoltà per il suo rientro a scuola: “Ho una figlia di 13 anni che non va a scuola da giorno 8. Ci hanno detto che la sua quarantena, seppur positiva, finirà giorno 29, secondo quanto previsto dal Dpcm. Dopo il 21esimo giorno si rientra in comunità. La dirigente scolastica ha invece emanato una circolare, con la quale dispone che i ragazzi possono ritornare a scuola solo con certificato di tampone negativo. Mi sono informato con la mia pediatra, che mi ha detto che si tratta di una circolare illegittima, in quanto il Dpcm non prevede questo. Dopo 21 giorni, infatti, la carica virale si dovrebbe essere abbassata anche se si è positivi. Allora mi sono rivolto all’Asp, chiedendo perché mia figlia non potesse fare un ulteriore tampone. La risposta è stata che non avevano tempo, in quanto il tempo di fare avere i risultati sarebbero scaduti i 21 giorni. Se voglio togliermi il dubbio, glielo avrei dovuto far fare in una struttura privata, mi hanno detto. La mia domanda è la seguente: com’è possibile che un tampone positivo per l’Asp risulti negativo privatamente?“.

Confusione e poca chiarezza. La domanda che molti si porranno e che sicuramente si è posto l’intervistato è: “Di chi ci dovremmo fidare?“. Da chiarire che i tamponi effettuati successivamente al test del drive-in sono entrambi rinofaringei. Da chiarire, però, pure la situazione certamente anomala, ma che, secondo le parole del commissario per l’emergenza Covid a Catania, dottor Pino Liberti, non è isolata e può capitare più spesso di quanto si possa pensare.

Ci sono dei casi in cui dopo una negatività si possono trovare tracce di Rna, che il laboratorio considera nel risultato del tampone come positive. Può capitare che una persona risulti positiva in un tampone e negativa in un altro, non è un fatto eccezionale. Se, per esempio, tutti coloro i quali risultano negativi ripetessero il tampone dopo un mese potrebbero anche trovare delle tracce di Rna, che non sono da considerare tracce di virus vere e proprie, ma tracce di virus degradato. Il laboratorio non può distinguere tra Rna vivo e morto. Il Cts nazionale ha deliberato che dopo 21 giorni i soggetti non sono più contagianti, a prescindere dal fatto che queste tracce si trovino o meno“, chiarisce il dottor Liberti ai nostri microfoni.

Persino nello stesso giorno, se due tamponi vengono fatti in due strutture diverse, potrebbero avere risultati discordanti. Un esame di laboratorio è sempre un esame suscettibile di errore, ma è qualcosa che accade anche, per esempio, con la glicemia. Il dato di laboratorio va sempre unito alla sintomatologia e allo stato clinico complessivo del paziente. Il laboratorio è solo una parte della diagnosi e non tutti si fanno un altro tampone dopo essere risultati negativi al primo“, prosegue Liberti.

Dunque, bisogna affidarsi ai dati fornitici dall’Asp? Pino Liberti, in tal senso, ha dichiarato: “I dati dell’Asp arrivano dai laboratori, non c’è uno strumento diverso per stabilire se un paziente è positivo o negativo. E questo vale per ogni tipo di test, che è suscettibile di errore. Nel caso del Covid, trovare tracce induce il laboratorista a dire che è positivo. A fronte di dati discordanti, o apparentemente tali, si deve sempre affiancare la valutazione di un medico, che deve dire se il test, in base a diversi fattori, può essere attendibile o meno. Dopo 14 giorni si può anche diventare negativi, tant’è che nella circolare del 12 ottobre c’è scritto che il positivo ripete il tampone in decima giornata e, se negativo, è libero. Dunque, c’è una buona parte di soggetti che in 10 giorni elimina il virus e lo dice il Cts“.

Così conclude il suo intervento il commissario per l’emergenza Covid a Catania. Il consiglio, dunque, è quello di affidarsi non solo al risultato cartaceo del test di laboratorio, ma di avere il parere del proprio medico e di seguire anche e soprattutto le indicazione fornite dal Cts in merito.