CATANIA – Riceviamo e pubblichiamo di seguito una segnalazione che giunge alla nostra redazione da parte di un lettore catanese. Quest’ultimo, all’interno della lettera, mette in evidenza lo stato di degrado e abbandono in cui verserebbero diversi campetti pubblici sportivi della provincia etnea.
Ecco il resoconto integrale a firma Gianluca Ursino.
La segnalazione del lettore
“Un saluto a tutti i lettori, sono un 47enne che segue e pratica il calcio dilettantistico da oltre 30 anni. Ho mosso i primi passi sui polverosi campi ‘nostrani’ già all’età di circa 11 anni, a partire dallo storico impianto dell’ormai ex oratorio San Filippo Neri. A tal proposito mi piace ricordare che sin da allora, un campetto privato come quello dell’oratorio, ahimè senza alcuna manutenzione, né sicurezza o pulizia, ospitava nonostante ciò centinaia di ragazzi ogni giorno, col tacito benestare di tutti; e tutti, ragazzi e adulti, cercavano di dare un aiuto: chi passava uno straccio nello spogliatoio, chi cercava di spazzare le pozzanghere dopo la pioggia (in verità impresa impossibile, perché era come cercare di scaricare una piscina con una scopa), chi bagnava con una manichetta il terreno quando era secco… tutto rigorosamente a costo zero per la struttura salesiana!”.
“Ma, lasciando stare il campetto privato, che ognuno ha facoltà di scegliere se frequentare o no, la mia riflessione cade su quella che oggi è la situazione degli impianti sportivi cosiddetti ‘pubblici’ o ‘comunali’. Sono trascorsi più di 30 anni, ho perso il conto di quante amministrazioni comunali si siano date il cambio in questi anni, quanti Sindaci e Assessori allo sport abbiano varcato la porta del Palazzo degli Elefanti facendo ogni volta promesse su promesse ma la situazione degli impianti sportivi a Catania, già storicamente carente sotto tutti gli aspetti, oggi versa (soprattutto per quanto riguarda il calcio) in condizioni da terzo mondo, cose che farebbero rabbrividire anche i poveracci che arrivano sulle nostre coste coi barconi, a tal punto da fargli esclamare: “questi stanno peggio di noi, torniamo indietro?!?”. Potrei mostrarvi delle foto, ma è già abbastanza vergognoso raccontare di società sportive (tante società sportive) che, quasi tutte con possibilità economiche minime o addirittura nulle, spinte soltanto dalla passione per lo sport, troppo spesso autofinanziandosi, pagano il Comune (e la LND per iscrizione delle squadre) per usufruire di campi da calcio che nulla hanno a che vedere con questo sport, e per di più senza nessun servizio a parte quello del custode, dipendente comunale che apre e chiude la struttura vigilando sulla salvaguardia dell’immobile”.
“Parliamo di strutture come il Duca D‘Aosta, dove terra, cemento e pietre con spuntoni da fare invidia ai faraglioni di Acitrezza, ogni anno, con assoluta ‘delicatezza’, sfregiano (per non dire di peggio) decine di ragazzi; con un terreno di gioco dove è già difficile mantenersi in piedi senza scivolare. Duca d’Aosta che da anni manca di illuminazione adeguata, dove ci si allena praticamente al buio, dove è sempre guasto il sistema di irrigazione tanto che, in periodi di clima molto caldo (così rari in Sicilia), durante una partita di campionato tutta la zona corso Indipendenza-via Palermo-San Leone, a causa del polverone che maestosamente si solleva, sembra coperta da nebbia milanese. Il tutto a pagamento, compreso il gesso per segnare le linee del campo, a carico delle società sportive (come se, affittando un campo da tennis, vi dicessero: “Sì, però la rete ve la dovete portare voi”…). Vi evito lo strazio di vedere le foto della struttura a oggi, perché è da maschera, altro che mascherina”.
“Vogliamo dire qualcosa sul campo di Nesima? L’impianto, dopo proclami di imminente ristrutturazione tramite l’utilizzo di fondi europei (così era stato detto) versa in una fase di stasi; i lavori di riqualifica sono iniziati ma probabilmente la data di consegna prevista per fine anno slitterà al nuovo anno, rendendo la struttura non utilizzabile per l’imminente stagione sportiva. Già qualche anno fa si disse a gran voce: ‘Stiamo provvedendo a rifare il terreno di gioco’. Il tutto si concluse con qualche camion di terra riciclata, proveniente da chissà quale cantiere edile, con pietre più grosse di quelle che c’erano, con l’aggiunta anche di frammenti di vetro (per non farsi mancare nulla) e quant’altro. Era difficile anche solo stare in piedi, figuriamoci correre o giocare a calcio! Senza contare che l’impianto sportivo era sempre senza illuminazione (guasto) né irrigazione del terreno di gioco (guasto), nebbia milanese anche a Nesima (ecco perché Catania è stata spesso soprannominata “la Milano del Sud”…); eppure è una bella struttura quella di Nesima, con attiguo un campetto di calcetto, il primo al mondo in erba sintetica “a solchi” profondi longitudinali e trasversali… come se su una pista di atletica passasse la linea del treno. Mah, speriamo che questa sia la volta buona e la struttura consegnata sia degna delle promesse fatte”.
“Vogliamo dire del campo Paratore in zona Barriera? L’erba sintetica del campo Paratore è talmente vecchia e usurata da sembrare quella moquette che si usava tanto negli appartamenti anni ’70, quella sottile sottile che alla prima cicca di sigaretta andava a fuoco la casa. Ma, tutto sommato, a parte l’erbaccia un po’ ovunque e l’immondizia sparsa sulla tribunetta (inagibile), tra tutti forse il Paratore è il male minore, perché ci sono tante altre ciliegie sulla torta: ad esempio il campo Zia Lisa in via Fontanarossa e il campo Monte Po‘ di fronte all’ospedale Nuovo Garibaldi. Signori, questi due campi sono in erba vera, naturale: cose di un certo livello! Le nostre società sportive dilettantistiche pagano il Comune di Catania per portare i propri ragazzi a giocare in campi come Zia Lisa e Monte Po, dove (udite, udite!) mentre corri puoi ritrovarti dentro un tunnel o una buca profonda mezzo metro, scavati da talpe! Avete letto bene: talpe vere, non cartoni animati, il tutto su un terreno per nulla pianeggiante, qualcosa di più simile a un pascolo per animali, fatto a montagnole, con erba altissima, sterpaglie tutto attorno, zanzare tigre assetate di sangue, fari di illuminazione ovviamente non funzionanti o inesistenti, caldaia per l’acqua calda non funzionante, scarichi docce e sanitari ostruiti, sporcizia ovunque, etc”.
“Vogliamo tralasciare il Palazzetto dello sport di Nesima costruito per le Universiadi del ’97, usato per l’evento e lasciato in balia dei vandali per strafottenza delle varie amministrazioni, o tacere sullo stato di abbandono, da anni, del Campo Scuola di Picanello, o del campo “Velletri’, sempre nel quartiere Picanello, o del “Cibalino”, un tempo fiore all’occhiello del nostro Stadio, oggi invece… lasciamo perdere! Pagare le tasse è un dovere di ogni cittadino ma ricevere in cambio dei servizi è un diritto. Poter usufruire di strutture sportive dignitose, funzionali, pulite e non pericolose per chi vi pratica sport è uno di questi diritti! Mi fermo qui perché potrei parlare ancora a lungo: in tutti questi anni ho visto cose da poter scrivere per mesi”.
“La nuova stagione calcistica si avvicina, Covid permettendo, e la situazione è questa. Il Comune ha trascurato ulteriormente o lasciato all‘abbandono totale questi impianti già fatiscenti senza che nessuno abbia preso una posizione in merito, nessun Assessore, nessun Sindaco, mentre le società sportive che già si muovono per allestire la nuova stagione adesso lamentano la mancanza di strutture dove allenarsi e ospitare le partite di campionato. La priorità era salvare il Calcio Catania, negli ultimi mesi si è parlato solo di questo: giustissimo! O forse no? Certo, vedere migliaia di persone fare una colletta per salvare il Calcio Catania mi fa un po’ rabbia e sorridere amaramente, non perché non ami la squadra della mia città ma perché quello è il calcio dei grandi, degli investitori, degli imprenditori, degli interessi economici, dei soldi che girano, degli sponsor, del calciatori pagati, dei diritti TV: io, per quanto mi riguarda, avrei fatto una colletta per salvare non il Calcio Catania ma il Calcio ‘a Catania’, quello genuino, il calcio dei nostri ragazzi, il calcio della gente che lavora e la sera vuole svagarsi coi propri compagni di squadra per staccarsi anche solo per un attimo dai propri problemi quotidiani, il calcio dei ragazzi che studiano tutta la settimana e la sera si allenano con gli amici, che la domenica lottano insieme per qualcosa, il calcio dei bambini che imparano a giocare e a stare insieme (a proposito, il capitolo “Scuole calcio” è a parte: un business ormai in mano ai campetti privati, proprio perché le strutture comunali sono inesistenti); insomma, il calcio dimenticato da tutti: Sindaci, Assessori, politici e politicanti di vario genere. Forse andrò a meditare sulla nuovissima ruota panoramica (piazzata in mezzo a palazzi più alti della ruota stessa), regalo di un imprenditore pugliese alla città etnea e probabilmente l’unica cosa a Catania che al momento funzioni, almeno fino a quando non servirà il primo intervento di manutenzione: sarà allora che (speriamo di no!) diventerà un pezzo di ferro arrugginito, come il “mostro meccanico” che per 50 anni ha sovrastato il molo di levante al porto di Catania! L’unica cosa che adesso riesco a pensare è che i “parrini” dell’oratorio avevano già capito tutto ben più di 30 anni fa”.
A tale segnalazione, riportata in maniera integrale, per verificare la situazione attuale degli impianti sportivi sopra citati la nostra redazione sentirà il Comune di Catania per avere chiarimenti in merito.
Foto di Gianluca Ursino