Catania, confronto allo Yachting sulla città: emerge il tema della mafia in consiglio

Catania, confronto allo Yachting sulla città: emerge il tema della mafia in consiglio

CATANIA – La sorniona bellezza di Ognina ha fatto da cornice a un confronto pubblico di spessore e che è andato oltre le insegne di partito.

L’Auto Yachting Club etneo, diretto dal presidente Franco Ballati, ha organizzato ieri sera un dibattito sul tema “Catania, criticità e speranze” e con la moderazione del giornalista Piero Maenza sono intervenuti Nello Musumeci, Giuseppe Berretta, Maurizio Caserta e padre Resca.

Nel corso del dibattito sono emerse delle domande e dei temi che saranno poi sottoposti al sindaco Enzo Bianco in un successivo incontro che si terrà il prossimo 17 maggio. Il deputato nazionale del Pd Giuseppe Berretta – spesso protagonista di duri scontri con il sindaco Bianco e la maggioranza del suo partito – ha tratteggiato un quadro delle opportunità che Catania possiede e che non sfrutta adeguatamente.

“La nostra città – ha detto Berretta –  anche per la sua collocazione geografica, ha potenzialità enormi e grandi infrastrutture come porto, interporto e aeroporto, un’università con una grande storia. Accanto a queste cose positive abbiamo un genius loci caratterizzante di dinamismo e imprenditorialità. C’è però un’ipoteca del passato rilevante. Oggi l’economia è in grande difficoltà in tutti i settori, dall’edilizia al commercio, con il progressivo indebolimento di un settore che era fortissimo a Catania”.

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Se, nel corso del dibattito, sono emerse delle punte di pessimismo sul futuro della città etnea il deputato dem ha rilanciato un progetto che coinvolga tutta la società per “costruire una città a dimensione di bambini” e per “rilanciare l’economia”, non tralasciando il tema delle infiltrazioni criminali e mafiose in città e nelle istituzioni.

Nello Musumeci, presidente della commissione antimafia, ha tratteggiato il quadro di una città che “non ha idea del futuro e che finisce per gestire l’ordinario e l’emergenza”, criticando la riforma (al momento naufragata) delle province.

“Non mi entusiasma il concetto della città metropolitana – ha aggiunto Musumeci – e mancando l’ente intermedio manca un dialogo e un punto di riferimento per le amministrazioni locali. E manca, sopratutto, la Regione”.

“Da qualche anno la Regione – ha aggiunto Musumeci – sembra essere impantanata in una condizione di stallo e non c’è la capacità di decidere o la voglia di agire o se c’è non si traduce in fatti. Il governo non ha una maggioranza stabile e non avendo vinto una maggioranza stabile di centro sinistra il presidente ha trovato una protesti di 15 deputati di centro destra che sono passati con lui e ciò rende precaria l’azione del governo”.

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Poi il presidente della commissione antimafia ha ripreso la denuncia che ha lanciato, qualche mese fa, dalle colonne del giornale La Sicilia: nel consiglio comunale etneo ci potrebbe essere la presenza di infiltrazioni mafiose.

Musumeci ha rivendicato la denuncia parlando di una Catania “abituata a delegare alla magistratura il compito di scoperchiare le pentole del malaffare”: “Adesso – ha concluso il presidente – a qualcuno dà fastidio che sia la politica a denunciare la politica”.

Affermazioni che hanno ricevuto il plauso di Giuseppe Berretta. Sull’intreccio politica e affari, intesi in senso positivo, si è soffermato il professore Maurizio Caserta: “Da una nuova creazione di capitali si può crescere e questo vale per tutti. Nel modo più trasparente e diretto possibile: se serve una struttura deve essere fatta nel modo migliore possibile e in tempi rapidi”.

In particolare Caserta ha parlato di Corso dei Martiri e del Pua e ha aggiunto: “Gli affari spesso si fanno male perché la politica condiziona. Il treno Catania – Palermo sembrava un’utopia e da poco abbiamo scoperto che può funzionare”.

Infine l’animatore di CittàInsieme padre Resca ha chiarito – sollecitato da una domanda di Piero Maenza – che la sua associazione non ha alcun colore politico ma cerca il confronto con le amministrazioni cercando di “non tendere mai la mano ma di puntare il dito contro chi ha il potere”.