CATANIA – Intricante, autentico, esaltante, sorprendente e si potrebbe continuare per un lungo percorso di parole senza stancarsi: così è stato l’incontro con Dario Ianes e con Benedetta Zagni al liceo statale “G. Lombardo Radice” di Catania, che ha concluso le due giornate rivolte alla formazione e all’aggiornamento dei docenti, sotto la regia di esperienze nella scuola e per la scuola della dirigente Tumminia Concetta Patrizia.
Gli esempi di vita scolastica
Una performace in cui le parole e la ricerca dei significati si insinuavano con le pause che aiutano a riflettere sulla metacognizione, riflessione chiara e a volte sottile della giornata scolastica, dei tempi di vita e delle relazioni con gli alunni, con i colleghi, con le famiglie e con chi abita la scuola.
Esempi ed episodi di vita scolastica, di vissuti raccontati attraverso metafore e con il coinvolgimento emotivo degli attenti docenti: la gazzella che non ha l’ulcera per rimandare a significati in cui l’ambiente determina la situazione di relazione con l’altro; la foto del serpente sulla cattedra per allontanare i contatti emotivi con gli altri; un banco a ridosso della finestra per definire situazione meno inclusive; i petali dei fiori colorati per individuare le parole dell’insegnante inclusivo.
Noi, tutti noi, abbiamo sempre contesti differenti a cui fare riferimento e nella filogenesi delle nostre storie ci sono le storie di vita e i racconti dell’ontologia dell’altro, la reciprocità della relazione ha come base la conoscenza di rapporti intrinseci, estrinseci e di relazione.
La figura del docente inclusivo
Ma chi è veramente il docente inclusivo? Non si parla di leadership educativa forte ma di coraggio e volontà di collaborazione strategica all’interno dei team, di codifica e di decodifica di messaggi autentici e non vendicativi, di accoglienza vera e duratura tutto l’anno, di sorrisi che riempiono il cuore e arrivano all’anima.
Si tratta di concordare soluzioni e trovare reciprocità di aiuto nelle richieste dell’altro, di risoluzioni emotive e di coraggio. Si, molto coraggio che non è buonismo, per cercare un momento anche fuori dall’aula per incontrare gli alunni, i genitori, le famiglie, i colleghi, il personale scolastico e tutte le persone che vivono nella scuola.
C’è tutto un mondo nella scuola scandito dalle ore che passano, da campanelle che suonano ogni ora e che segnano relazioni, contenuti, mappe concettuali e stili di apprendimento.
Dario e Benedetta, con il loro consenso, ci hanno fatto riflettere che la relazione vive di rispetto e di parole e ancor più di azioni concrete e di contesti, di comportamenti e di reazioni emotive.
Il mosaico motivazionale dei tempi di apprendimento
Un mosaico motivazionale in cui i tempi di apprendimento/insegnamento sono direttamente proporzionali alla dimensione ineludibile della relazione come emozione, dell’interesse e della prosocialità.
La funzione e la forma danno valore alle istanze del perché e del come, tabella a doppia entrata dell’intrinseco e dello strumentale nell’apprendimento nella relazione.
E se tutto quello che facciamo a scuola dipende dalla risposta emotiva, le Funzioni Esecutive (FE) del nostro cervello, come fenomeno, possono concettualizzare l’efficienza con cui gli individui acquisiscono le conoscenze e con cui risolvono problemi in nove aree (attenzione, regolazione delle emozioni, flessibilità, controllo inibitorio, iniziazione, organizzazione, pianificazione, automonitoraggio e memoria di lavoro).
Lo stress e l’ansia, in generale, inibiscono le FE e portano a bloccare la loro funzionalità: la natura multipla e direttiva delle FE sorreggono quattro ampi domini di costrutti come la percezione, l’emozione, la cognizione e l’azione.
Infine, la validazione emotiva e l’alleanza promuovono attraverso il pensiero proattivo il contagio emotivo, l’empatia come rispecchiamento emotivo e lo sviluppo di competenze socio–emotive.
Alcuni scatti
Articolo redatto in collaborazione con Carmen Valentino, docente del liceo statale “G. Lombardo Radice” di Catania.