CATANIA – Tanti fatti e poche parole. Ieri, più che mai, presenziando alla convention di #DiventeràBellissima, una evidenza è saltata subito agli occhi: il governo Musumeci alla Regione Siciliana ha fatto molto più di quanto se ne sappia. Certo, molto resta da fare. Anche a causa della pandemia, inaspettata, travolgente, spietata, che ha prosciugato almeno al 60% l’opera istituzionale e governativa della giunta siciliana, come ha sottolineato lo stesso Presidente Nello Musumeci.
Ma al Presidente una cosa va rimproverata, proprio a lui che da 44 anni è iscritto all’Albo dei Giornalisti pubblicisti: ha mortificato quella parte di sé che, con l’appartenenza all’Ordine giornalistico, avrebbe dovuto imporgli una maggiore attenzione verso la comunicazione, l’informazione. E invece, proprio lui ha peccato di… “concretezza”. In un mondo, specie quello politico, fatto di chiacchiere e distintivo, dove le promesse volano e i fatti si disperdono nella memoria dei tempi, dove a parole si realizzano i più bei sogni dei programmi elettorali, dove astrattamente si rilanciano i territori, si creano posti di lavoro e si ridà dignità agli “elettori”, sì, in questo mondo, il Nello di Militello ha pensato bene di “fare piuttosto che di parlare“. Fategliene una colpa, se volete.
Ma alla sua gente, ieri intervenuta in massa al teatro de Le Ciminiere dove ha occupato i 1.200 posti a sedere e dove in molti sono rimasti in piedi ed altri, addirittura, all’esterno della struttura catanese di viale Africa, ha sfoderato dati e percentuali. E sono stati quelli gli argomenti che hanno convinto, perché con i numeri non si discute, perché la matematica non è un’opinione, perché i bandi, gli interventi, i progetti realizzati in 4 anni di governo peraltro nel bel mezzo di una tragica pandemia (sia umana sia economica) non sono opinabili né discutibili.
“Ma su cosa mi dovrei confrontare col governo precedente?“, ha detto senza mezzi termini Nello Musumeci dopo avere raccontato, molto sinteticamente, questo quadriennio. “Alla Regione abbiamo trovato solo macerie quando nel novembre del 2017 ci siamo insediati – ha proseguito il governatore – e una valanga di debiti accumulata nei decenni. Abbiamo dovuto negoziare la nostra posizione debitoria con la Corte dei Conti; abbiamo dovuto investire in settori di vitale importanza pur non essendo di nostra competenza (come strade provinciali o edilizia scolastica, ndr); abbiamo investito nella salvaguardia del territorio e dell’Ambiente e da certa Stampa faziosa ci siamo sentiti rimproverare per la presunta disattenzione in questo settore anche quando la Sicilia è la prima regione italiana in fatto di recupero del territorio. Abbiamo provveduto al rilancio dei Beni culturali, a realizzare grandi eventi sportivi, a stabilizzare migliaia di precari“.
Tutto argomentato con cifre alla mano e, dopo oltre 80 minuti di intervento, il quesito iniziale il Presidente lo ha riproposto: “Ma su cosa mi dovrei confrontare col governo precedente?” E, alla fine, tra una standing ovation e l’altra di una platea costituita da dirigenti, amministratori, attivisti e simpatizzanti, l’applauso più lungo e convinto è arrivato all’annuncio ufficiale della ricandidatura alla Presidenza della Regione: “Mi ricandido a governatore della Sicilia. È normale – ha detto Musumeci – che un presidente uscente consideri normale, fisiologica, la ricandidatura. Il tema per me non esiste. Lo ha detto anche ieri sera a Palermo Giorgia Meloni che il presidente uscente ha il diritto di ricandidarsi, lo ha detto Salvini e lo ha detto a me personalmente il presidente Berlusconi. Da quando è scoppiata la pandemia io ho capito che non avrei potuto più fare in cinque anni quello che speravo ed ero certo di potere fare”.
Poi, rivolgendosi agli assessori della sua giunta, tutti presenti tranne Marco Zambuto, Toni Scilla e Alberto Samonà, ha sottolineato “Assessori state attenti a questo “babbìo” perché questo “babbìo” del ‘si candida o non si candida’ può indebolirci. È successo con Crocetta. E io, invece, sto già lavorando alla preparazione delle liste per le prossime regionali“.
E questi sono fatti, non parole.
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