CATANIA – Fa discutere la situazione critica vissuta da 300 lavoratori dell’opera diocesana di assistenza (ODA), privati da otto mesi del regolare stipendio a loro dovuto. Una situazione che mette, così, in crisi oltre trecento famiglie, abbandonate a sé stesse senza alcuna certezza e reddito.
Opera diocesana di assistenza, il reclamo di oltre 300 dipendenti
“Una condizione già inaccettabile nei mesi passati, ma che diventa ancora più drammatica ora, a ridosso del Natale, aggravando il disagio, lo smarrimento e l’impotenza di tanti padri e madri che, ogni giorno, continuano a garantire con professionalità e spirito di servizio l’assistenza alle persone fragili e vulnerabili“.
Così si esprime Calogero Coniglio, il presidente dell’associazione “Accademia Nazionale dell’Alta Formazione e Promozione della Cultura” (ANAFePC). Parole frutto di una situazione prolungata da fin troppo tempo, che oggi riesce finalmente a farsi conoscere.
Il silenzio è stato giustificato dall’intenzione di non intervenire in maniera pubblica, nel rispetto dell’impegno dei sindacati. L’assenza di segnali concreti da parte delle istituzioni, però, ha costituito l’odierna presa di posizione, più responsabile e chiara.
Le dichiarazioni di Cirignotta: “Freddezza e l’apparente indifferenza delle istituzioni”
Il presidente dell’ANAFePC ha poi proseguito, aggiungendo: “Otto mesi senza retribuzione non rappresentano solo un’emergenza economica, ma un vero e proprio fallimento del sistema di tutele da parte delle istituzioni coinvolte, che dovrebbero garantire i diritti essenziali dei lavoratori. Forse la politica non si è resa conto della gravità di questa vicenda. Forse sarebbe andata diversamente se ci fossero state imminenti competizioni elettorali. Continuando così, però, è probabile che questa gravissima situazione arrivi, fisiologicamente o indirettamente, fino ai palazzi istituzionali nazionali. È stato superato ogni limite”.
A fare da eco anche il vicepresidente della società, Maurizio Cirignotta, che ha dichiarato: “Non si può più restare in silenzio mentre centinaia di famiglie vivono nell’abbandono più totale, in una terra già duramente segnata da disoccupazione, precarietà e migrazione giovanile. Non si tratta semplicemente di un ritardo nei pagamenti, ma di un colpo durissimo alla dignità delle persone. Ancora più gravi sono la freddezza e l’apparente indifferenza della politica e delle istituzioni, finora incapaci di dare risposte o trovare una soluzione concreta”.
A tal proposito l’associazione, impegnata a dare voce alla tutela dei diritti dei cittadini, ha deciso di lanciare un appello: “Le istituzioni preposte intervengano immediatamente per sbloccare questa situazione. Venga restituita dignità al lavoro e rispetto alle persone. Nessun lavoratore dovrebbe essere costretto ad affrontare il Natale nel silenzio, nell’umiliazione e nell’incertezza. Ora più che mai, restare in silenzio non è più possibile“.



