Randazzo, addio anche agli abeti di Corso Umberto: chi controlla e chi decide? Il caso

Randazzo, addio anche agli abeti di Corso Umberto: chi controlla e chi decide? Il caso

RANDAZZO – Un nuovo intervento sul verde urbano nel cuore di Randazzo, nel Catanese, accende la protesta di cittadini, professionisti e ambientalisti. Dopo l’abbattimento degli alberi davanti alle scuole di via Veneto, ora tocca agli abeti storici di Corso Umberto, rimossi davanti all’ex Istituto Santa Caterina. L’operazione ha generato forti reazioni e una vera e propria denuncia pubblica, a firma di Alfio Papa, cittadino randazzese che ha segnalato lo scempio alle autorità e sui social.

Un appalto da oltre 270mila euro nel mirino

Con determinazione n. 110 del 26 giugno scorso, il Comune di Randazzo ha affidato alla D.C. Costruzioni S.r.l. un appalto da oltre 270.000 euro per la manutenzione straordinaria del verde pubblico e delle strade urbane. Da quel momento, sono partiti numerosi interventi che, secondo quanto denunciato, avrebbero causato danni irreparabili al patrimonio arboreo cittadino, tra potature drastiche e tagli fuori stagione, eseguiti con temperature prossime ai 35°C e senza il coinvolgimento delle imprese locali.

Potature su aceri e pini in pieno luglio sono un errore tecnico grave“, scrive Papa, citando le linee guida scientifiche nazionali e le normative ambientali che scoraggiano interventi nel pieno della stagione vegetativa.

Dubbi e domande senza risposta

Le motivazioni ufficiali, che parlano di esigenze legate alla “sicurezza e alla tutela dell’utenza scolastica”, non bastano a placare le preoccupazioni. In particolare, molti chiedono trasparenza sulle valutazioni tecniche che avrebbero giustificato gli abbattimenti.

Il dirigente scolastico Salvatore Malfitana, in un post social, ha definito la decisione “non presa a cuor leggero”, ma frutto di valutazioni accurate. Tuttavia, da più parti si chiede:

  • Dove sono i verbali di queste valutazioni?
  • Quali tecnici hanno effettuato le perizie?
  • Sono stati coinvolti agronomi o esperti esterni?
  • Esistono relazioni tecniche che attestino la pericolosità degli alberi?

Domande ancora senza risposte ufficiali.

Danni strutturali? Servono prove documentate

Secondo il dirigente scolastico, le radici degli alberi avrebbero provocato “danni strutturali significativi” agli edifici scolastici, soprattutto nel plesso di via Veneto. Anche in questo caso, i cittadini chiedono che vengano rese pubbliche le relazioni tecniche che attestino tali danni, corredate da rilievi ingegneristici o diagnostiche strumentali.

E la sicurezza vera delle scuole?

La protesta si allarga a una riflessione più ampia sulla sicurezza reale degli edifici scolastici, soprattutto in tema di vulnerabilità sismica e prevenzione incendi. Randazzo, ricordano i cittadini, si trova in zona sismica 2, ad alta pericolosità.
Il riferimento è al decreto-legge 8/2017, che obbliga alla valutazione della vulnerabilità sismica degli edifici scolastici entro il 31 agosto 2018, e al D.Lgs. 81/2008, che stabilisce le responsabilità in tema di sicurezza degli edifici pubblici.

Una comunità che chiede ascolto

Per molti, la questione non è più soltanto ambientale, ma democratica: si denuncia un clima di esclusione e mancanza di confronto pubblico. In un momento delicato come quello del commissariamento prefettizio, la fiducia nella gestione pubblica – sottolineano i cittadini – può rinascere solo attraverso trasparenza, dialogo e partecipazione.

Le richieste formali avanzate

Nella lettera inviata da Alfio Papa al Prefetto di Catania, al Ministero dell’Ambiente, alla Procura della Repubblica e ad altri enti, si chiedono:

  • Verifica della regolarità degli interventi effettuati;
  • Ispezioni tecniche sullo stato degli alberi tagliati;
  • Sospensione di interventi non conformi a normativa;
  • Accertamento delle responsabilità tecniche e amministrative;
  • Verifica della mancata partecipazione delle imprese locali.

Conclusione: chi controlla chi decide?

“Nel nome della sicurezza si stanno cancellando, senza confronto, pezzi di storia e identità urbana”, si legge nella denuncia. Una domanda risuona tra i cittadini: chi controlla chi prende queste decisioni? E con quali strumenti?

Per ora, una cosa è certa: le risposte devono arrivare, e devono essere pubbliche.

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