PALERMO – Solo pochi giorni fa, in occasione della visita di Matteo Renzi a Catania, il sindaco del capoluogo etneo, Enzo Bianco, esprimeva la sua soddisfazione per il risultato dei referendum locali che avevano sancito la volontà dei comuni di Piazza Armerina (dell’ex Provincia Regionale di Enna), Gela e Niscemi (dell’ex Provincia Regionale di Caltanissetta) di divenire parte della città metropolitana catanese (ente sostitutivo della Provincia). Peccato che per ufficializzare il tutto era necessario uno step burocratico sotto forma di disegno di legge all’Ars, passaggio che non è stato completato.
Ieri, infatti, le proposte di ddl sono state bocciate in commissione Affari Istituzionali. La motivazione ufficiale sarebbe molto semplice: il libero consorzio catanese è un ente mai nato, dunque era impossibile discutere l’annessione dei comuni a qualcosa di inesistente.
A qualcuno questa giustificazione sa un po’ di bruciato, ritenendo che la non discussione delle leggi sia dovuta a fattori non legislativi o burocratici ma semplicemente politici. A meno di un anno dalle prossime elezioni regionali, per diverse personalità, la modifica dei collegi elettorali avrebbe potuto creare qualche problema.
I comitati dei tre comuni in questione non hanno preso affatto bene la notizia da Palazzo dei Normanni, vedendo svanire nel nulla il risultato referendario, considerato dai deputati di nessuna valenza. Un altro problema denunciato dalla commissione sarebbe la mancata pronuncia dei comuni dell’ente ricevente. Anche questo, a quanto pare, ha delle basi poco solide in quanto il parlamento regionale con la legge 15/2015 ha previsto per l’adesione dei tre comuni alla Città metropolitana di Catania solo una delibera a maggioranza assoluta dei componenti, e i tre consigli comunali hanno deliberato così come previsto dall’art. 44 di tale legge. Dunque la commissione non avrebbe applicato la stessa legge che aveva approvato in precedenza.
A pronunciarsi in modo importante sulla vicenda è stato il sindaco di Gela, Domenico Messinese, che ha dichiarato sulla vicenda: “La commissione Affari istituzionali all’Ars oggi ha consumato un agguato mortale alla democrazia partecipata. Sull’altare degli individualismi di velluto è stata immolata la volontà popolare. Ci sentiamo vittime di un subdolo tradimento. Lo strappo tra deputazione regionale e cittadini è ormai evidente. Non ci arrenderemo neanche davanti a questa scelta scandalosa e chiederemo conto a chi ha responsabilità dirette o implicite”.
Pesanti accuse arrivano anche dal Movimento cinque stelle siciliano che ha condannato il provvedimento della commissione poiché “è stato dimostrato ancora una volta come come a questa classe politica non importi nulla della volontà popolare. Non applicano la democrazia ma ne fanno un abuso“.
Siamo solo alla fase embrionale di una diatriba politica che terrà banco per le prossime settimane. Politica contro democrazia. Che vinca la migliore.
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