Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di essersi associati allo scopo di commettere più delitti contro la pubblica amministrazione, corruzione di esponenti delle forze dell’ordine per avere notizie riservate su indagini della Direzione distrettuale antimafia e accesso abusivo a sistema informatico.
Arresti domiciliari anche per altre cinque persone: Giuseppe D’Agata, ex capocentro della Dia di Palermo poi passato ai servizi segreti; Diego Di Simone, ex sostituto commissario della squadra mobile di Palermo, diventato responsabile della sicurezza di Montante; Marco De Angelis, sostituto commissario in servizio alla prefettura di Milano; Ettore Orfanello, ex comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Palermo; l’imprenditore Massimo Romano titolare della catena di supermercati “Mizzica” – Carrefour Sicilia, con oltre 80 punti vendita nella regione.
Un sesto provvedimento, di sospensione dal servizio per un anno, riguarda Giuseppe Graceffa, vice sovrintendente della polizia in servizio alla questura di Palermo.
Secondo gli inquirenti, l’imprenditore, con regali costosi e soldi, avrebbe pagato alcuni investigatori per avere notizie sull’indagine della Dda a suo carico. Due anni fa Montante aveva ricevuto un avviso di garanzia per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa per presunti legami con esponenti mafiosi.
Gli inquirenti, nel 2016, nell’abitazione dell’ex presidente, avevano trovato un vero e proprio archivio, sia cartaceo che elettronico, diviso in cartelle di colore diverso e cd-rom custoditi in un bunker allestito dietro una parete segreta della sua stanza da letto, su cui Montante conservava tutto, dai telegrammi, alle email, sms, i regali fatti, contributi concessi, fotografie con ministri, politici e capi della polizia.