PALERMO – Potrà essere ritenuta di buon auspicio la data dello scorso 11 dicembre, nella quale come ogni anno si celebra la Giornata internazionale della Montagna. Una congiunzione molto particolare, quella del calendario, che ha permesso che in quello stesso giorno a Palazzo d’Orleans, sede dell’Assemblea regionale siciliana, si approvasse all’unanimità il disegno di legge-voto sulle Zone Franche Montane.
La disposizione promette di dare un sostegno non indifferente all’economia dell’isola e, in particolar modo, a quelle piccole comunità locali che hanno assistito, inermi, allo spopolamento e all’inesorabile tracollo della produttività.
L’istituzione delle Zone Franche nei Comuni montani della Sicilia intende, quindi, fornire maggiori opportunità a quelle popolazioni che hanno sperimentato una segregazione economica a causa della fuga delle attività imprenditoriali. Decisivo, in questo processo involutivo, lo spostamento verso le aree più ricche e maggiormente accessibili dell’isola come i grandi centri urbani e l’emigrazione verso altre regioni mondiali.
Una soluzione, secondo quanto descritto nel disegno di legge, potrebbe essere fornita dalle numerose agevolazioni sotto il punto di vista fiscale delle quali potrebbero beneficiare le attività all’interno di queste aree. La copertura finanziaria proverrà direttamente dalla Regione Siciliana e non costituirà aiuto di Stato in virtù dei vantaggi offerti dagli articoli 36 e 37 dello Statuto siciliano.
Si parla, nello specifico, di quei Comuni con oltre il 50% della superficie totale posta a un’altitudine di almeno 500 metri sul livello del mare, con una popolazione residente inferiore ai 15mila abitanti o porzioni di aree comunali con le caratteristiche già elencate e dove si sono manifestati dei fenomeni di spopolamento nel corso dell’ultimo mezzo secolo.
Complessivamente sono 132 le località che potrebbero accedere alle agevolazioni e, scorrendo la cartina morfologica dell’isola, è facile intuire quali sono i Comuni che hanno già presentato richiesta sotto la spinta di associazioni e sindaci rimasti in attesa per cinque anni.
Si va dalla fascia etnea con Castiglione di Sicilia, Maletto e Zafferana Etnea, alle Madonie con Isnello, Polizzi Generosa e Geraci Siculo in primis, passando per i monti Peloritani con Novara di Sicilia. Non mancano le località iblee come Ferla e Chiaramonte Gulfi, mentre nell’area centrale dell’isola reclamano a gran voce i propri diritti i Comuni di Calascibetta, Gangi, Nicosia, Palazzolo Acreide e Troina.
Tra i benefici per le piccole e le microimprese avviate prima del 1° gennaio 2020 si contano le esenzioni dalle imposte sui redditi, dall’imposta regionale sulle attività produttive e dalle imposte municipali, quest’ultime fino al 2025 per gli immobili posseduti o usati per l’esercizio di nuove attività economiche. Importante anche la possibilità di accesso ad aliquote Iva agevolate.
L’ultima parola, prima dell’approvazione definitiva, spetta adesso al Parlamento nazionale che dovrebbe ricevere la legge nel corso delle prossime settimane. In caso di parere favorevole, la Regione Siciliana potrà finalmente avviare l’iter per l’identificazione delle zone. Basterà per ridare vigore ai centri siciliani dell’entroterra?
Immagine di repertorio