CALTANISSETTA – Sorgono dubbi in merito alla testimonianza del pentito Maurizio Avola, che ha dichiarato – secondo la Procura di Caltanissetta, mentendo – di aver partecipato alla strage di via D’Amelio.
Per la Procura il pentito Maurizio Avola mente
La Procura ha infatti chiesto per la seconda volta, come scrivono i colleghi de Il Fatto Quotidiano, di archiviare le indagini a cui è stato dato il via dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia.
La tesi della Procura
“Quanto emerso non può che far propendere per la totale falsità del narrato“, si legge in un provvedimento di 42 pagine scritto dal procuratore Salvatore de Luca e l’aggiunto Pasquale Pacifico. Questi ultimi fanno presente il sospetto che il pentito possa “essere eterodiretto“.
I pm parlano di una “portata oggettivamente falsa e calunniosa” e sostengono che le dichiarazioni del pentito sembrano orientate a “precludere ogni ulteriore possibile sviluppo investigativo rispetto alle piste, emerse in plurimi dibattimenti, del coinvolgimento nella fase ideativa ed esecutiva delle stragi di soggetti esterni a Cosa Nostra“.
I possibili scenari
La richiesta di archiviazione, che risale al 17 dicembre, è stata inviata al G.I.P. Santi Bologna. Spetterà a lui decidere le sorti di Avola, che potrebbe essere accusato di calunnia, e dei tre boss catanesi verso cui il pentito ha puntato il dito.
Chi sono i tre boss catanesi accusati
Si tratta di Marcello D’Agata, Eugenio Galea e Aldo Ercolano. I capimafia, che non hanno mai collaborato con la giustizia, si sono sempre dichiarati innocenti.
Volerci vedere chiaro: tra dubbi e nuove indagini
La Procura aveva avanzato la prima richiesta di archiviazione nell’ottobre 2022. Il G.I.P. però in quell’occasione aveva comunque dato il via a nuove indagini.
“Sono emersi elementi che smentiscono del tutto il racconto di Avola“, sostiene la Procura. La sua “escussione in incidente probatorio non ha consentito di dissipare le gravi contraddizioni su uno degli aspetti centrali dell’intera vicenda ma, anzi, li ha acuiti“.