Stidda, il dominio mafioso nella ristorazione e nell’edilizia: sequestrate aziende nella mani del clan – DETTAGLI e VIDEO

Stidda, il dominio mafioso nella ristorazione e nell’edilizia: sequestrate aziende nella mani del clan – DETTAGLI e VIDEO

GELA – Nelle prime ore del giorno la Polizia di Stato ha eseguito 35 ordinanze di custodia cautelare, di cui 28 in carcere e 7 agli arresti domiciliari a carico di soggetti indagati a vario titolo per associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti e detenzione illegale di armi.

Inoltre, il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Caltanissetta ha disposto il sequestro preventivo di alcune aziende, il cui valore è ancora in fase di accertamento:

  • dell’intero capitale sociale e del compendio aziendale della Cartaplastic srls, con sede legale a Gela, operante nell’ambito del commercio di saponi e detersivi e ingrosso di altri prodotti nel settore alimentare, con intestazione a Laura Cosca quale titolare delle quote;
  • dell’intero capitale sociale e del compendio aziendale della Sweet Plastic srls, con sede legale a Gela, operante nell’ambito del commercio di saponi e detersivi e ingrosso di altri prodotti nel settore non alimentare, con intestazione a Laura Cosca quale titolare delle quote;
  • dell’intero capitale sociale e del compendio aziendale della Malibù Indoor srls, con sede in Gela, che si occupa d’intrattenimento all’interno della discoteca Malibù di Gela, con intestazione di parte delle quote a Giuseppe D’Antoni.

L’indagine ha avuto inizio nel 2014 dopo il ritorno in libertà dei fratelli Di Giacomo, Bruno e Giovanni, dopo un lungo periodo di detenzione, in cui, le indagini hanno accertato che gli stessi sono stati mantenuti in carcere dallo zio Rocco Di Giacomo. Una volta ritornati in libertà i due hanno riallacciato le fila di una fitta rete di contatti con sodali, vecchi e nuovi, della stidda gelese, costituendo una doppia anima della consorteria, imprenditoriale e militare, funzionale allo sviluppo di attività criminali nei settori di operatività tipici delle associazioni mafiose che hanno come principale fine il controllo del territorio.



I fratelli Bruno e Giovanni Di Giacomo, agendo con chiaro metodo mafioso, sono riusciti a imporre la loro costante presenza nel territorio gelese fino a penetrare stabilmente nel tessuto economico legale avvalendosi d’imprese mafiose, intestate fittiziamente a prestanome, dedite alla distribuzione dei prodotti per la ristorazione e di prodotti alimentari, in quello delle serate in discoteca e nel settore immobiliare.

La stidda capeggiata da Di Giacomo Bruno, infatti, si è resa responsabile di una seriale attività estorsiva avvenuta attraverso il metodo dell’imposizione dei prodotti per la ristorazione e alimentari a numerosi commercianti gelesi che erano costretti ad acquistare beni, talvolta a prezzi maggiorati e in altre occasioni in quantità maggiori rispetto al loro volere, per il solo fatto che erano commercializzati dal capo mafia.

Altro settore economico d’interesse degli stiddari è stato quello della costruzione, ristrutturazione e compravendita immobiliare, dove la Stidda si era inserita attraverso società di comodo, intestate ad Alessandro Emanuele Pennata, costituite al chiaro scopo di ripulire il danaro sporco provento delle attività illecite.