NISCEMI – Quando si affermano due cose differenti e l’una è l’esatto opposto dell’altra, esistono solo due possibilità: o qualcuno non dice la verità o non si ha la giusta perizia per sostenere la propria tesi.
Per essere più chiari: non si può affermare che il fuoco sia contemporaneamente caldo e freddo. Evidentemente, chi sostiene che il fuoco è freddo, non dice la verità o non ha mai avuto a che fare con il fuoco. Per essere ancora più chiari: non si può affermare che il MUOS sia contemporaneamente innocuo e pericoloso per la salute.
Nella relazione dell’Istituto Superiore della Sanità dell’11 luglio 2013 si legge che “i limiti di esposizione raccomandati per la popolazione generale sono ampiamente rispettati a tutte le distanze dalle antenne paraboliche Muos, anche all’interno del fascio principale di radiazione […] non ha quindi nessuno fondamento l’ipotesi che possibili errori di puntamento, incidenti o eventi naturali, nel caso di per sé molto improbabile che diano luogo ad esposizioni di individui della popolazione, o di appartenenti al personale della stazione trasmittente di Niscemi, possano causare danni alla salute“.
In esito all’udienza dello scorso 27 Marzo il Tar di Palermo aveva chiesto al prof. D’Amore, docente di elettrotecnica all’università La Sapienza di Roma, di integrare la propria relazione tenendo conto dello studio condotto dall’ISS e di quello dell’ENAV. Lo scorso 12 settembre è stata depositata alla Prima Sezione del TAR Palermo l’attesa relazione di verifica.
“I valori di picco della densità di potenza e del campo elettrico lungo l’asse del fascio calcolati nella verificazione, contrariamente a quanto stimato dall’ISS, con approccio conservativo risultano superiori ai limiti previsti” scrive il prof. D’Amore.
Inoltre, riguardo ai rischi per la salute la relazione del 2013 recitava: “rispetto alle statistiche della Regione Sicilia si evidenziano per il genere maschile eccessi significativi per i tumori maligni nel loro complesso, tra cui il tumore al polmone e tumori maligni delle ossa e della cartilagine, e per il genere femminile un eccesso per tumori maligni del sistema linfoematopoietico“.
E ancora: “gli studi internazionali non consentono di pronunciarsi in modo positivo o negativo sugli effetti dei campi elettromagnetici sulla salute“.
L’Istituto Superiore della Sanità, dunque, sostiene che l’incidenza e la concentrazione dei tumori è riferibile a cause generiche di varia natura e che non esiste nessun collegamento specifico con l’esposizione a campi elettromagnetici.
Per il prof. D’amore, invece, “una tale affermazione potrebbe da sola giustificare l’adozione del principio di precauzione“.
Ora la decisione spetta al Tar che ha fissato la prossima udienza per il 25 novembre e che, naturalmente, dovrà tener conto di quanto riferito dal prof. D’amore.
Clicca qui per leggere la relazione.
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