Da “monsignor Ilva” al “vescovo Eni”: una Chiesa smart che si mobilita per i lavoratori

Da “monsignor Ilva” al “vescovo Eni”: una Chiesa smart che si mobilita per i lavoratori

GELA – Da giorni ormai i lavoratori dello stabilimento petrolchimico Eni stanno assediando la città con proteste e scioperi. Niente di nuovo, verrebbe da pensare, in un Italia ormai da anni perseguitata da una crisi senza fine, episodi del genere sono all’ordine del giorno. Vero, se non fosse che da qualche tempo a questa parte in prima linea ai cortei non sono più i rappresentanti dei sindacati ma ma quelli della Chiesa. La “moda” dei vescovi al fianco dei lavoratori sta prendendo sempre più piede, merito probabilmente, delle politiche clericali messe a punto da Papa Francesco.

Infatti, dopo il caso dello stabilimento Ilva di Taranto, in cui migliaia di lavoratori hanno perso il posto (prima che venisse trovato un accordo con il governo), in cui l’arcivescovo Filippo Santoro, soprannominato “il monsignore dell’Ilva“, è diventato simbolo della lotta dei dipendenti attraverso il suo contributo morale e politico che ha dato sostegno alla causa, poi parzialmente vinta. 

Altro caso quello di Rieti in cui lo stabilimento Schneider ha visto il vescovo Lucarelli esprimere immediatamente la solidarietà ai lavoratori portando avanti a battaglia per i circa 200 a rischio licenziamento. 

L’ultimo caso arriva proprio da Gela dove i sacerdoti hanno invitato i fedeli, durante le omelie domenicali, ad aiutare le famiglie di disoccupati e cassintegrati e a partecipare massicciamente allo sciopero. L’iniziativa è partita dal vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana, che ha invitato così la Chiesa gelese a fare una scelta di campo e a schierarsi apertamente con i lavoratori del petrolchimico.