Imprenditoria e pubblica amministrazione in mano a Cosa Nostra: i clan della Sicilia orientale

Non solo Palermo e Catania, Cosa Nostra ha le “mani in pasta” anche in altre città, dove si infiltra nella società influenzando i settori commerciali.

Esemplari, consentiteci il termine, sono la provincia di Ragusa, punto nevralgico per il commercio di stupefacenti e per l’influenza della criminalità organizzata sui mercati e nella gestione dei rifiuti, e la provincia di Caltanissetta. Cominciamo la nostra panoramica proprio da quest’ultima puntando i riflettori sul comune più importante per le ramificazioni mafiose, Gela.

  • STIDDA – L’organizzazione di maggior spicco è senz’altro la Stidda, con il clan dominante dei Marmari, rappresentato dalla famiglia Ventura. Il boss Filippo è detenuto, così come i figli, Angelo Elvis e Jerry, ed il genero, Marco di Martino. In carcere anche l’ultimo reggente, Giovanbattista Ventura. A cercare di riorganizzare il clan sarebbe Angelo “U checco” Ventura, affiancato da due uomini di fiducia, Gianni Giacchi e i fratelli Ivan e Salvatore Refano. Anche perché gli affari sono molto interessanti, soprattutto quello della “plastica”, remunerativo grazie alla presenza del gruppo Donzelli, che gestisce numerose società, come la Sidi Srl (già sotto inchiesta). Mentre a Vittoria può far leva sulla figura di Claudio Carbonaro. 
  • COSA NOSTRA – In opposizione agli “stiddari” ci sono i Piscopo, legati alla famiglia nissena di Cosa Nostra degli Emmanuello, anche se negli ultimi tempi sembra aver perso influenza dato che molti membri del gruppo sono diventati collaboratori di giustizia. Diversa, invece, la presenza sul territorio di Scicli, e a questo punto dunque ci spostiamo nella provincia di Ragusa, dove le infiltrazioni nella pubblica amministrazione sono l’aspetto maggiormente caratterizzante, complice la presenza dei Mormina e dei Gesso.
  • CONSALVO – A gestire il mercato ortofrutticolo di Vittoria e il resto della filiera, invece, sono i Consalvo. Numerose le attività estortive, sia nel comparto agricolo che in quello pastorizio. Particolare il sistema di “pressione”, finalizzata ad imporre forniture e servizi nella filiera ortofrutticola.
  • Infine, perno della criminalità organizzata, è il commercio di stupefacenti. Ragusa, infatti, è nota per essere una delle città italiane in cui si consuma e si commercia la maggior parte di droga.

In provincia di Siracusa si assiste ad una situazione di sostanziale equilibrio tra più frange ed organizzazioni criminali. Un equilibrio dettato dalla necessità di svolgere nel miglior modo possibile le attività illecite.

  • Nel centro urbano comanda il gruppo Bottaro-Attanasio, presente anche ad Ortigia e legato al clan Cappello di Catania.
  • La parte Nord (Lentini, Carlentini ed Augusta) e quella pedemontana (Floridia, Solarino e Sortino) vede la supremazia del clan Nardo. Nell’area Sud (Noto, Pachino, Avola e Rosolini), prevale il gruppo Triglia. A Cassibile, invece, la fanno da padroni i Linguanti.

Situazione molto simile anche in provincia di Messina, da sempre crocevia di Cosa Nostra palermitana, mafia catanese e ‘ndrangheta. Equilibri che hanno consentito alla mafia barcellonese di riuscire ad insediarsi sul territorio in modo prepotente, specialmente nel campo imprenditoriale.

  • Nella fascia jonica, che si estende dalle periferia Sud fino al confine con Catania, rimane forte l’influenza dell famiglie catanesi dei Laudani, Santapaola e Cappello.
  • Nella parte dei Nebrodi, invece, predominano i batanesi e i tortoriciani.
  • Nei comuni di Mistretta, Reitano, Santo Stefano di Camastra e Caronia il predominio territoriale è del gruppo mafioso palermitano di San Mauro Castelverde.
  • Sul resto della città, poi, sono presenti anche i clan Sparta, Galli, Lo Duca, Ventura, Mangialupi, Aspri, Trischitta e Cute.