Il bar “dello spaccio”, gli affari ingenti e i minorenni: NOMI, FOTO, DETTAGLI dell’Operazione Cruis. Tra loro anche due Catanesi

GELA – All’alba di questa mattina i carabinieri del Comando Provinciale di Caltanissetta, in Gela, Catania, Venezia, Lodi, Desenzano del Garda, Cecina (LI), Ravenna e Ragusa (RG), con la collaborazione dei militari dell’Arma locale ed il supporto di unità cinofile e dello Squadrone Eliportato Cacciatori carabinieri di Sicilia, hanno dato esecuzione a 9 misure cautelari e numerose perquisizioni.

L’attività d’indagine, avviata nell’ottobre 2014 dalla Sezione Operativa del Nucleo Operativo e Radiomobile di Gela e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica e dalla Procura della Repubblica per i Minorenni di Caltanissetta, per il coinvolgimento di alcuni minorenni, attraverso una serie di accertamenti tecnici, ha permesso di acquisire elementi indiziari gravi e univoci in ordine all’esistenza ed alla piena operatività di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina nel territorio di Gela facente riferimento alla figura di Crocifisso Di Gennaro.

L’operazione, eseguita dal Reparto Territoriale dei carabinieri di Gela, è stata denominata “CRUIS”, nome mutuato dalla ditta dell’esercizio pubblico “Bar Cruis”, ovvero il luogo che le indagini hanno accertato essere il fulcro dell’associazione criminale, dove non soltanto i partecipi erano soliti incontrarsi, ma anche dove i clienti si erano soliti recarsi per rifornirsi dello stupefacente. A tal proposito, in capo al Di Gennaro sono stati riconosciuti gravi indizi di colpevolezza anche per il reato di intestazione fittizia di beni: nello specifico, proprio allo scopo di eludere l’applicazione di ogni disposizione in materia di misure di prevenzione patrimoniali, le indagini hanno accertato che il Di Gennaro aveva attribuito fittiziamente la titolarità della conduzione, proprio del “Bar Cruis”, in concorso con R. M., alla moglie di quest’ultimo.

L’attività investigativa ha permesso di evidenziare, altresì, la stabilità del vincolo associativo e la permanenza del pactum sceleris: si trattava di un’autentica organizzazione di uomini e mezzi protesa consapevolmente al compimento di una serie indeterminata di delitti in materia di stupefacenti. Attraverso una vasta ed attenta attività tecnica perpetrata con l’osservazione dei movimenti degli indagati – mediante video riprese e prolungati servizi di O.C.P.-, è stata focalizzata l’attenzione sul “Bar Cruis”, sito nella via Palazzi 64 del centro di Gela.

LA STRUTTURA DELL’ASSOCIAZIONE

Il soggetto preminente, punto di riferimento per i numerosi associati, è stato identificato nel citato Crocifisso Di Gennaro. Attorno allo stesso ruotavano altre figure, tutte operative quali: Vincenzo Cannizzo, già coinvolto in diverse operazioni di polizia giudiziaria, risultato ricoprire un ruolo di braccio destro e mediatore tra Di Gennaro con i pusher T.P. ed il figlio minorenne, legati tra loro da rapporti di parentela, risultati fedeli e solerti nell’obbedire al Di Gennaro. Sulla base delle direttive di quest’ultimo, infatti, il Cannizzo gestiva direttamente un cospicuo numero di giovani spacciatori floridamente attivi nell’illecita attività di spaccio dello stupefacente quale cocaina.

I canali di approvvigionamento del Di Gennaro sono stati individuati nei fornitori catanesi Antonino Santonocito e Giuseppe Agatino Barbagallo e nell’albanese Almarin Tushja gravitante nella zona di Santa Croce Camerina. Considerata la notevole richiesta di stupefacente da parte dei diversi acquirenti, il Di Gennaro provvedeva, poi, alla distribuzione al dettaglio personalmente e/o mediante i propri stretti collaboratori sopra richiamati.

In un primo momento, presso l’abitazione di Di Gennaro è stato individuato il “quartier generale” dei traffici, che sarebbe stato trasferito, poi, nel gennaio 2015, presso il “bar Cruis”. L’attività d’indagine è stata resa ancora più complessa perché, attraverso le intercettazioni, si accertava che i sodali utilizzavano, per le loro comunicazioni, un linguaggio criptico, o spesso semplici squilli telefonici in codice o e/o SMS, in base ai quali era possibile, rispettivamente, determinare l’avvicinamento di un affiliato per la cessione di stupefacente o, per converso, la richiesta di stupefacente da parte degli acquirenti.

Durante l’attività tecnica di intercettazione telefonica è stato stimato che il giro d’affari gestito dal Di Gennaro, nel corso di una giornata, fosse di almeno 1.500 euro per un volume mensile di circa 40 mila euro.

L’attività tecnica esperita dalla Sezione Operativa ha visto l’ascolto di circa un centinaio di utenze mobili e l’impiego di numerose videocamere, per una durata complessiva di circa un anno. All’alba di questa mattina il blitz dei militari dell’Arma di Caltanissetta che, in Sicilia come in Toscana, Lombardia e Veneto, con la collaborazione dei militari di quei Comandi Provinciali ed il supporto dei reparti speciali, hanno permesso di individuare e assicurare alla giustizia i seguenti responsabili ed esperire numerose perquisizioni.

SOGGETTI SOTTOPOSTI A MISURA CAUTELARE DELLA CUSTODIA IN CARCERE:

  • Giuseppe Agatino Barbagallo, 22 anni di Catania;
  • Vincenzo Cannizzo, 40 anni di Mestre;
  • Crocifisso Di Gennaro, 37 anni di Gela;
  • Antonino Santonocito, 64 anni di Catania;
  • Almarin Tushja, 28 anni di Cecina;
  • T.P., 21 anni ma all’epoca minorenne, di Gela;
  • C.M., 20 anni all’epoca minorenne di Gela;

OBBLIGO DI PRESENTAZIONE ALLA POLIZIA GIUDIZIARIA:

  • R. M., 32 anni di Lonato D.G. (BS);

COLLOCAMENTO IN COMUNITA’: 

  • S.S., 20 anni all’epoca minorenne a Lodi;

Contestualmente sono state svolte anche 19 perquisizioni personali e locali nelle suddette località ed in Ravenna e Ragusa. I soggetti coinvolti, dovranno rispondere, a vario titolo, dei reati di: associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, cessione, trasporto, detenzione illecita di stupefacenti, intestazione fittizia di beni in concorso.