Gela, sequestro da 50 milioni all’imprenditore Emanuele Catania: beni, società e pescherecci riconducibili alla mafia dei Rinzivillo

Gela, sequestro da 50 milioni all’imprenditore Emanuele Catania: beni, società e pescherecci riconducibili alla mafia dei Rinzivillo

CALTANISSETTA – La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Caltanissetta ha eseguito un maxi sequestro da 50 milioni di euro nei confronti dell’imprenditore gelese Emanuele Catania, storicamente attivo nel settore della pesca e del commercio ittico, anche su scala internazionale. Il provvedimento, di primo grado, è stato emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Caltanissetta su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, in seguito a una condanna definitiva per associazione mafiosa.

Il sequestro – condotto dai militari del GICO del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Caltanissetta, con il supporto operativo del Reparto Aeronavale di Palermo – ha interessato oltre 40 immobili, quote societarie, pescherecci, veicoli, conti correnti e compendi aziendali operanti tra l’Italia e il Marocco. Secondo gli investigatori, il patrimonio era sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati, ed è stato accumulato tra il 1985 e il 2022 grazie a legami con la famiglia mafiosa dei Rinzivillo, storicamente legata a “Cosa nostra” a Gela.

Le indagini e i legami mafiosi di Emanuele Catania

Emanuele Catania è stato considerato imprenditore di riferimento per l’organizzazione mafiosa, in particolare per Salvatore Rinzivillo. Secondo gli inquirenti, avrebbe favorito l’infiltrazione nel tessuto economico legale, fornendo canali per il riciclaggio dei proventi illeciti e sfruttando la forza di intimidazione mafiosa per alterare la concorrenza di mercato.

Un ruolo chiave lo avrebbe avuto anche nella cosiddetta “espansione” verso il Marocco, attraverso il controllo della Gastronomia Napoletana, società di diritto marocchino, formalmente intestata ma operativamente legata a lui.

Le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia hanno ricostruito, sin dagli anni ’80, un rapporto di reciproco interesse tra Catania e i Rinzivillo. Nell’operazione “Terra Nuova 2 e nel procedimento n. 3269/2015 R.G.N.R., la Corte di Appello ha confermato la sua piena partecipazione all’associazione mafiosa e la sua funzione strategica per gli affari della cosca. La condanna definitiva a 6 anni e 8 mesi è stata confermata dalla Cassazione il 10 luglio 2023.

Beni intestati a terzi e anomalie patrimoniali

Molti dei beni sequestrati risultano formalmente intestati al fratello Antonino “Nino” Catania, soggetto non condannato, ma coinvolto nell’operazione come “terzo interessato”. Le indagini patrimoniali hanno evidenziato una netta sproporzione tra il tenore di vita e i redditi dichiarati, in particolare tra il 1998 e il 2007, periodo di massimo incremento del patrimonio.

Il sequestro – atto preliminare alla confisca definitiva – ha anche portato al blocco di pescherecci e una barca da diporto.

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