GELA – È riuscito ad hackerare 56 computer dei 59 presenti negli uffici giudiziari di Gela, in provincia di Caltanissetta, da cui poi attraverso un account di super-administrator, ha esteso il suo controllo ai server del ministero della Giustizia dislocati a Napoli.
Il responsabile, Carmelo Miano, giovane hacker quasi 24enne, avrebbe quindi operato da casa sua, nella postazione della sua stanza alla Garbatella di Roma, per carpire dati sensibili e coperti da segreto investigativo dai sistemi informativi del Ministero della Giustizia. Per lui i server della Giustizia ormai non avevano più segreti.
Il ragazzo, lo scorso 2 ottobre, è stato arrestato e messo in carcere dalla Polizia Postale, al termine delle indagini, coordinate dai magistrati del pool reati informatici della Procura di Napoli (pm Onorati e Cozza, coordinatore Vincenzo Piscitelli) gli sono stati contestati i reati di accesso abusivo aggravato a strutture informatiche e diffusione di malware e programmi software, commessi in concorso. Oltre che su Miano infatti, l’attenzione della polizia giudiziaria, si è focalizzata anche su altre sei persone.
Attualmente il 23enne si trova recluso nel carcere Regina Coeli di Roma. Dopo l’arresto, il giovane si è detto disposto a collaborare con gli inquirenti, e nel lungo interrogatorio ha ammesso l’attacco hacker sferrato al Ministero della Giustizia, confermandosi colpevole dei reati a lui contestati.
Però, ha categoricamente escluso di aver arrecato qualunque tipologia di danno ai sistemi informativi istituzionali violati, ritenuti facilmente permeabili e addirittura quasi un colabrodo.
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