Depistaggio Borsellino, sentita la pm Palma: scoppia bagarre in aula

CALTANISSETTA – “Ho ricevuto dalla Procura di Messina un avviso di accertamenti tecnici irripetibili con delle indicazioni di alcuni reati contestatimi che riguardano la necessità di riversare vecchi nastri su nuovi nastri. Ma su questa informazione la Procura di Messina non mi ha ancora ascoltata“, con queste parole è iniziata la deposizione dell’avvocata generale dello Stato Palma, difesa dagli avvocati Roberto Tricoli e Luigi Miceli.

Presente anche Fiammetta Borsellino all’udienza del processo sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio presieduta dal presidente del Tribunale di Caltanissetta Francesco D’Arrigo che sì è visto obbligato a sospendere la seduta per cinque minuti.

La lite è scaturita da una frase pronunciata dall’avvocata generale dello Stato Annamaria Palma, colei che coordinò insieme con Giovanni Tinebra e Carmelo Petralia le indagini sulla strage Borsellino, e che è ora indagata dalla Procura di Messina per calunnia aggravata in concorso col pubblico ministero Petralia. “Io venivo attaccata in aula dai difensori degli imputati che oggi sono parte civile” questa la frase detta da Palma, come riporta Adnkronos, cui risponde immediatamente l’avvocato Giuseppe Scozzola, difensore di Gaetano Scotto e Vincenzo Orofino, condannati ingiustamente per il processo Borsellino: “Se noi siamo parte civile è perché siamo stati calunniati“. A questa risposta Palma ha replicato ancora una volta “Lei sedeva difendere gli imputati” e Scozzola ha alzato la voce esclamando: “Imputati che sono stati assolti e revisionati. La smetta. Non permetto che un indagato di reato connesso faccia queste affermazioni“, quindi l’udienza è stata sospesa.

Non ho mai incontrato personalmente Bruno Contrada. E non ho mai sentito parlare di rapporti tra la Procura di Caltanissetta e il Sisde, salvo leggendo poi i giornali“, ha affermato l’avvocata generale di Palermo alla ripresa dell’udienza. Il 5 aprile scorso, Bruno Contrada era stato sentito nel processo di Caltanissetta e aveva detto che “24 ore dopo la strage di via D’Amelio” l’allora Procuratore di Caltanissetta Gianni Tinebra, incontrò nei suoi uffici proprio il numero due del Sisde, Bruno Contrada. Un incontro tra un uomo dei Servizi segreti e un magistrato, “fortemente voluto dal Procuratore“, come aveva affermato Contrada. A fare da tramite, era stato il capo della Polizia Vincenzo Parisi. Quel lunedì pomeriggio Tinebra avrebbe chiesto aiuto a Contrada: “Mi deve dare una mano nelle indagini“, gli disse. Ma Contrada avrebbe nicchiato e avrebbe risposto: “Nei Servizi segreti non facciamo indagini, ma posso darle un aiuto“.

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