CALTANISSETTA – La Direzione Investigativa Antimafia (Dia) ha confiscato dei beni stimati intorno alla cifra di sei milioni di euro, ad un imprenditore agricolo originario di Messina, ma che risulta residente a Enna, già condannato per i reati di usura e associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.
I beni confiscati all’imprenditore
Il provvedimento emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Caltanissetta, proposto proprio dalla Procura della Repubblica, è riguardo centoventi beni immobiliari, fra i quali nove fabbricati e ben centoundici terreni, che contano un’estensione totale intorno ai settantacinque ettari, più un’autovettura e diversi rapporti finanziari.
L’indagato secondo gli inquirenti è “stabilmente inserito nel circuito della criminalità locale…costante contatto anche esponenti di qualificato spessore mafioso“.
Inoltre le indagini fatte dalla Dia, a causa di un’interdittiva antimafia emessa a carico dell’impresa intestata alla consorte dell’indagato stesso, hanno fatto emergere come costui fosse responsabile di diversi reati, con altrettante sentenze passate in giudicato, accertando rapporti con importanti esponenti di stampo mafioso dell’ennese.
I beni confiscati all’imprenditore
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Maxi confisca da 65 milioni a tre imprenditori: avrebbero favorito il clan Rinzivillo
La Direzione Investigativa Antimafia, parte del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, e la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Caltanissetta hanno confiscato beni (di I grado) a Luca Salvatore, Luca Rocco e Luca Francesco Antonio, imprenditori gelesi noti nel settore immobiliare e della commercializzazione di autovetture di lusso. Questi imprenditori sono stati considerati soggetti di qualificata pericolosità sociale e attualmente imputati in un processo penale per concorso esterno in associazione mafiosa.
Il provvedimento
Il Tribunale di Caltanissetta – Sezione Misure di Prevenzione ha emesso il provvedimento di confisca di beni su proposta avanzata dalla Direzione Distrettuale Antimafia nissena. Sono emersi elementi sufficienti per ritenere, in sede di prevenzione, la contiguità e complicità degli imputati con organizzazioni criminali riconducibili a cosa nostra, in particolare con esponenti della famiglia mafiosa dei “Rinzivillo“…Continua a leggere