Bische, gioco d’azzardo ed estorsioni: così uno dei vecchi boss barcellonesi si è “arricchito”, maxi sequestro di beni

Bische, gioco d’azzardo ed estorsioni: così uno dei vecchi boss barcellonesi si è “arricchito”, maxi sequestro di beni

BARCELLONA POZZO DI GOTTO – Nella giornata di oggi, martedì 17 maggio, è stato eseguito il sequestro di beni a carico di un noto esponente dell’associazione mafiosa dei barcellonesi. Il provvedimento ha origine dalla proposta redatta in forma congiunta dal Questore e dal Procuratore di Messina, riferita a una delle figure di maggiore pericolosità “qualificata” del territorio del Longano.

Il destinatario è stato notato per la sua vicinanza ai boss storici, il cosiddetto “gruppo dei Vecchi” dell’associazione mafiosa del territorio interessato. Già all’inizio degli anni ’90 l’uomo si era posto a disposizione dell’organizzazione per l’esecuzione delle estorsioni ai danni di commercianti e imprenditori operanti nel barcellonese, soprattutto verso coloro che erano risultati aggiudicatari di commesse pubbliche.

Il soggetto è stato protagonista dell’attenzione investigativa da parte del Commissariato di Pubblica Sicurezza “Barcellona Pozzo di Gotto” sin dagli anni ’80, in quanto si è fatto notare nel contesto della gestione delle bische clandestine e del gioco dazzardo.

All’inizio del 1985 il locale Commissariato gli ha contestato i reati di installazione abusiva di apparecchi di genere vietato e agevolazione del gioco dazzardo, in quanto ha permesso il gioco ad un gruppo di minori, i cui genitori hanno segnalato al locale Commissariato l’ingente sperpero di denaro da parte dei propri figli nella sala giochi dell’odierno proposto.

Queste condotte sono state nuovamente segnalate all’autorità giudiziaria all’inizio degli anni ’90 e nello stesso periodo le indagini antimafia hanno consentito di acclarare la sua appartenenza al sodalizio mafioso. È l’indagine nota come “GothaPozzo 2” che consente di inquadrare l’uomo tra i “quadri” dell’organizzazione per la quale curava il settore delle estorsioni.

Questo è stato arrestato all’esito dell’operazione nota come “Gotha 7” che si è conclusa nel gennaio 2018 per concorso nell’associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione di armi, rapina, violenza privata, minaccia e lesioni personali. Tutti reati aggravati dal metodo mafioso e per le quali il soggetto è già stato raggiunto da due sentenze di condanna definitive per appartenenza all’associazione mafiosa.

L’uomo è stato nuovamente arrestato il 28 febbraio 2020, nell’ambito dell’indagine “Dinastia” per le medesime condotte violente ed estorsive, che ha dichiarato di attuare al fine di garantire il controllo del territorio da parte del sodalizio di appartenenza.

Il soggetto ha conservato le “funzioni” che gli sono state affidate nell’ambito della pratica estorsiva nonostante l’avvicendarsi dei boss alla guida del sodalizio, ha costituito lo “storico” punto di riferimento anche tra le opposte fazioni che si sono succedute nel tempo alla guida dell’organizzazione.

Il Tribunale ha recepito nelle motivazioni poste a fondamento della fase constatativa della pericolosità sociale espressa dal soggetto, la continuità temporale del suo apporto causale all’organizzazione mafiosa, senza soluzione di continuità tra gli anni ’90 e l’attuale.

L’attualità della sua pericolosità è stata rappresentata anche in relazione alla specifica attività condotta territorialmente dal Commissariato di Polizia di Stato “Barcellona Pozzo di Gotto” che nell’anno 2020 lo ha più volte segnalato in quanto si trovava agli arresti domiciliari e ha ripetutamente violato le prescrizioni del G.I.P. e del Magistrato di Sorveglianza.

In tal senso, il Collegio della Prevenzione, accogliendo le richieste dei proponenti ha disposto il sequestro di un cospicuo patrimonio immobiliare a questi riconducibile nonostante le fittizie intestazioni a prossimi congiunti. Nello specifico, si tratta di 6 immobili siti in Barcellona Pozzo di Gotto, uno dei quali oggetto di una dispendiosa opera di ristrutturazione che ne ha elevato il valore, anche in mancanza di una qualunque capacità reddituale e patrimoniale per realizzare l’investimento.

Il Tribunale della Prevenzione ha ritenuto che a questi fosse effettivamente riconducibile anche una ditta di ristorazione – che seppure intestata al figlio – aveva costituto sin dagli anni ’90 il luogo di esercizio dell’attività di gioco dazzardo da parte del padre. Si tratta proprio della sala giochi che sin dagli anni ’80 aveva attirato l’interesse investigativo del personale della Polizia di Stato. Successivamente convertito in attività ristorativa, si è potuto dimostrare che il padre dell’attuale intestatario ne aveva assunto la gestione effettiva e ne aveva assicurato il sostegno economico, proveniente da rimesse di denaro frutto delle estorsioni, attestato anche dalla evidente sperequazione tra redditi e tenore di vita riferito al destinatario dell’odierna misura ed ai familiari intestatari fittizi.

Il valore dei beni in sequestro, che includono anche numerosi rapporti di conto corrente, ammonta a circa 1 milione di euro.

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