Assassini, femminicidi e fatalità. Il 2014… un anno da dimenticare

Assassini, femminicidi e fatalità. Il 2014… un anno da dimenticare

SICILIA – Tirare una linea e fare un bilancio dell’anno appena trascorso quanto a fatti di cronaca nera, significa piombare subito in una realtà parallela aspra, violenta.

Un 2014 da dimenticare per la Sicilia… terra che si lecca ancora le ferite dopo aver guadagnato le prime pagine dei quotidiani nazionali per uno degli episodi più brutti dell’anno: l’omicidio del piccolo Loris. È il 29 novembre quando il corpo del bambino viene trovato in un canalone alla periferia di Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa. Qualcuno lo ha strangolato con delle fascette da elettricista. Le indagini della polizia corrono a ritmo serrato fra interrogatori, ipotesi, filmati, dichiarazioni contraddittorie. Gli inquirenti non ci dormono la notte e il paese viene preso d’assalto dai cronisti. Passano settimane, giorni, ore e i magistrati chiudono il cerchio: ad uccidere il piccolo Loris Stival è stata la mamma, Veronica Panarello che finisce subito in carcere, prima a piazza Lanza a Catania poi ad Agrigento ma non confessa… e a più di un mese di distanza continua a professarsi innocente.

Spostandoci a Palermo, solo cinque giorni prima, è il 24 novembre, una bambina appena nata viene buttata in un cassonetto della spazzatura in via Ferdinando Di Giorgi. A scoprire il suo corpicino, ancora sanguinante e con il cordone ombelicale attaccato, fra i rifiuti è un barbone che lancia l’allarme ma i soccorsi non servono a nulla. La bimba muore.

Tragedie, fatalità e ancora la lunga scia di sangue dei femminicidi.

È il 26 ottobre, una domenica sera come tante altre. Le quattro frecce della sua auto sono accese in via Tezzano a Catania e Veronica Valenti, trent’anni, è al volante in una pozza di sangue. Il suo ex fidanzato, Gora Mbengue, l’ha appena uccisa con sessanta coltellate perché lei non voleva ricucire la loro relazione sentimentale ormai finita.

Proseguendo a ritroso, esattamente un mese prima ad Aragona, in provincia di Agrigento due fratellini, di 7 e 9 anni, muoio mentre sono al parco con il padre. Ad esplodergli sotto i piedi è un vulcanello della riserva naturale Macalube. Fango e argilla seppelliscono i due bambini, uccidendoli.

E continuando il nostro viaggio per i luoghi in cui si sono verificati i fatti di nera più sconvolgenti e che hanno sfregiato il volto della Sicilia nel 2014, arriviamo subito a San Giovanni La Punta, in provincia di Catania. Due sorelline, Laura e Marika vengono colpite a coltellate dal padre, Roberto, mentre dormono abbracciate nel loro letto. L’uomo non riusciva a rassegnarsi alla rottura del matrimonio con la moglie che da qualche giorno era andata via di casa. Laura, di 12 anni, muore mentre Marika, di 14, si salva ma ha bisogno di essere supportata costantemente da un team di psicologi. Roberto viene arrestato e rinchiuso a piazza Lanza.

Sono per la maggior parte minorenni le vittime di questo 2014. Ma sono stati mesi difficili anche per il pool di magistrati che si sta occupando della trattativa Stato-Mafia. Minacce, confessioni dei collaboratori di giustizia, continui allarmi che preannunciano l’organizzazione di un attentato al pm Nino Di Matteo e Palermo sospesa fra l’ansia e la paura.

E proprio legata a doppia mandata con la mafia è l’operazione del 23 giugno: l’Apocalisse, che manda in carcere 95 presunti mafiosi delle cosce di Resuttana-San Lorenzo e Acquasanta. Loro devono rispondere di estorsione, traffico di stupefacenti, associazione mafiosa, riciclaggio e detenzione illegale di armi e munizioni. Un colpo basso che incastra anche il boss dell’Acquasanta, Vito Galatolo, che presto collaborerà con la giustizia.

Gli omicidi di mafia sono veramente pochi, tanti quelli fra le mura di casa. Uno su tutti ci porta a Palermo, a marzo quando viene assassinato nel quartiere Zisa, Giuseppe Di Giacomo, uomo emergente del clan di Porta Nuova. Viene freddato da diversi colpi di pistola davanti il nipotino di sette anni e solo a distanza di un mese vengono arrestate otto persone, mandanti ed esecutori dell’assassinio.

Questo purtroppo è stato il 2014…