Griglie di valutazione “ritardatarie”: il “concorsone” della discordia

PALERMO – “Tutte le polemiche relative al ‘concorsone scuola 2016’ sono pretestuose. I criteri che sono stati seguiti sia nella creazione delle liste dei convocati all’esame, sia nella valutazione delle prove scritte sono basati, come in molti altri concorsi pubblici, sul dpr 487/94. Quello relativo alla scuola non è mica il primo caso in cui la griglia di valutazione delle prove manca al momento dell’emissione del bando di concorso. Ciò che deve importare è che le griglie di valutazione vengano pubblicate prima dell’inizio delle correzioni per consentire agli esaminatori di giudicare in modo uniforme: esattamente quello che è successo”

Frutto della legge 107 del luglio 2015, targata governo Renzi, il concorsone 2016 fa ancora parlare di sè. A cercare di placare gli animi questa volta ci pensa Luca Girardi, dirigente dell’ufficio scolastico regionale e responsabile della procedura di concorso che, in attesa delle prove orali in Sicilia, alza la voce contro chi per mesi “ha buttato fango” sul concorso docenti più famoso della storia italiana.

In sostanza in molti hanno lamentato che i criteri per giudicare le prove scritte effettuate al computer, siano stati stabiliti dopo la fine di tutte le prove e non prima, ma in ogni caso la macchina organizzativa che porterà all’assegnazione di più di 63 mila cattedre non si ferma… tant’è che in alcune regioni come il Veneto, la correzione sembra già essere stata completata e adesso si pensa alle prove orali. 

Nato come “un concorso innovativo per selezionare i migliori docenti puntando sul merito”, da come si legge sul sito del Miur, il concorsone ha dato non pochi grattacapi con riferimento anche al tempo consentito per lo svolgimento delle prove. Parliamo di 150 minuti per rispondere a 8 domande di cui sei a risposta aperta

“Il tempo a disposizione dei candidati è stato stabilito dal gruppo di lavoro nazionale. Concretamente posso dirle che l’esigenza è di arrivare alla pubblicazione delle graduatorie entro il 15 settembre. Se avessimo concesso più tempo ai candidati ci sarebbe stato uno slittamento significativo delle prove scritte e di conseguenza di tutta la macchina per designare i nuovi insegnanti”.

Inoltre, è ormai noto a tutti, che parliamo di un concorso la cui procedura ha carattere regionale. Tra le regioni del nord e quelle del sud, in particolare la Sicilia, è stato registrato un grandissimo dislivello tra richiesta e offerta, ma questa volta le ragioni non sono discriminatorie o politiche: il problema è l’arretramento culturale.

“È vero che nella nostra isola c’è grande malcontento tra i candidati alla classe di concorso della scuola primaria in cui la richiesta ha nettamente superato l’offerta, ma il motivo è che sempre meno bambini vengono iscritti a scuola e quindi c’è un’esigenza minore di insegnanti rispetto alla Lombardia, per esempio – conclude Girardi -. Solo nell’ultimo anno 10 mila bambini in meno si sono iscritti a scuola, ecco perché bisognerebbe andare oltre alle sterili polemiche e guardare ai fatti”.