Epatite C: in rete 2.000 pazienti siciliani

Epatite C: in rete 2.000 pazienti siciliani

SICILIA – ‘Con l’arrivo delle nuove terapie antivirali, lo scenario di trattamento dell’epatite C è in rapido cambiamento e la sostenibilità rappresenta senza dubbio la sfida più complessa per il nostro sistema sanitario’‘. A parlare è Fabio Cartabellotta, medico epatologo coordinatore del network e dirigente medico dell’ospedale Bucchieri La Ferla di Palermo.

Sono stati presentati stamattina i risultati di “Rete hcv Sicilia”, il primo progetto italiano di tipo Hub&Spoke realizzato grazie al web, con una piattaforma di comunicazione online che riunisce 11 centri regionali di alta specializzazione, 16 unità operative e 25 ospedali perfierici sul territorio siciliano; tutti impegnati nella gestione integrata dei pazienti con epatite C.

Il nuovo sito retehcvsicilia.it consente alle strutture coinvolte di profilare nel dettaglio ciascun paziente e di tracciarne il percorso di trattamento.

”L’ottimizzazione delle risorse impone la necessità di gestire la somministrazione dei nuovi farmaci sulla base di criteri di priorità e secondo principi di appropriatezza medica, equità e trasparenza. La rete integrata via web attivata dall’assessorato alla Salute della regione prevede la realizzazione di un registro aggiornato dei pazienti su tutto il territorio regionale e permette di valutare tutti i pazienti secondo gli stessi parametri di accesso alle nuove terapie’‘ conclude Cartabellotta.

Sono circa 20 mila i cittadini siciliani con una diagnosi di epatite C, una malattia epatica di origine virale con costi sociali notevoli.

“Il nostro sistema sanitario regionale deve mirare a una medicina value-based, che consente di misurare la qualità degli esiti sanitari sulla base della spesa sostenuta e dei risultati di salute ottenuti – dice l’assessore Lucia Borsellino -. Questo progetto ci stimola a proseguire su questa strada che consideriamo un modello esportabile a tutte le terapie ad alto costo. Sono fiera che quello siciliano sia considerato un modello di best-practice”.