PALERMO – Negli ultimi anni, uno degli argomenti che ha più diviso e scosso l’opinione pubblica è quello relativo all‘immigrazione, un fenomeno che ha preso sempre più piede nel nostro Paese fino a essere considerato uno dei più grandi problemi (se non il più grande) del nostro ordinamento, ma anche dell’Unione Europea.
I pensieri a proposito di questo fenomeno sono i più svariati, da chi ormai si ritiene stufo dei continui sbarchi nella nostra terra a chi, invece, continua a supportare l’idea di non dover fermare questo continuo flusso migratorio in un’ottica sia umanitaria sia di sviluppo socio-economico.
Nonostante l’opinione pubblica negli ultimi anni si sia dimostrata molto più propensa alla prima tesi, ha fatto molto discutere l’intervento al Senato della Repubblica della senatrice di “+Europa” Emma Bonino avvenuto nella giornata di ieri.
La senatrice, in un intervento durato poco più di 4 minuti, ha affrontato il discorso migranti in una direzione diversa da quella intrapresa da tanti suoi “colleghi” negli ultimi mesi. In primis la Bonino ha voluto sottolineare il fatto che la maggior parte dei migranti che oltrepassano il canale di Sicilia “non lo fa per puro divertimento o per fare una crociera”, bensì per cercare un presente e un futuro migliore rispetto a quello ipotizzabile nel proprio paese d’appartenenza, molte volte travagliato da guerre civili.
Il discorso della senatrice ha subito delle dure contestazioni dalla maggioranza nel momento in cui ha fatto leva sull’apporto economico degli immigrati regolari presenti nel nostro ordinamento. “Nel nostro paese – ha affermato Emma Bonino – ci sono oltre sei milioni di immigrati regolari che contribuiscono allo sviluppo socio-economico dell’Italia. Infatti, essi nel nostro paese producono oltre l’8% del PIL (Prodotto Interno Lordo). Numeri molto importanti e di cui noi abbiamo certamente bisogno”.
Alla fine del su intervento, la Bonino ha voluto anche rispondere ai tanti insulti ricevuti a causa dalla sua ideologia negli ultimi mesi: “Da sempre gli insulti danno una qualifica a chi li fa e certamente non a chi li riceve”.
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