Venerdì 17, oggi è il terzo “sfiga day” del 2020: ecco perché porta sfortuna

Venerdì 17, oggi è il terzo “sfiga day” del 2020: ecco perché porta sfortuna

PALERMO – Ci risiamo! Per la terza volta in un anno è Venerdì 17. Una giornata estiva come le altre, che, invece, rappresenta la data più temuta per gli scaramantici e i superstiziosi: il giorno della sfiga. Che sia scaramanzia, paura del 17 o semplice prudenza, dopo i venerdì 17 gennaio e 17 aprile è arrivato anche il 17 luglio. Come se già non bastasse, questa bellissima notizia si va ad aggiungere alla consapevolezza di un anno bisestile e non particolarmente fortunato sin dal principio. A questo punto molti tenteranno di scacciare la negatività con amuleti, portafortuna, riti e stratagemmi. Altri preferiranno sicuramente restare a casa, non andare a lavoro e rimanere confinati e immobilizzati sul divano per paura di muovere un filo d’aria… È noto a tutti, insomma, che si tratti di una giornata conosciuta per essere particolarmente sfortunata. Sono tanti i pregiudizi e per quanto si tratti di una credenza popolare molto antica, risulta ad oggi molto attuale. Per molti, però, le cause legate ad essa sono poco chiare o addirittura del tutto sconosciute. Andiamo a conoscerle.

Innanzi tutto il numero 17, abbinato al venerdì, è ritenuto una superstizione tutta Italiana. L’origine è risalente ed è legata ad un mix particolarmente negativo, ovvero quello tra il Venerdì Santo, giorno della morte di Gesù, e il numero 17, che come il 13 è considerato sfortunato anche nei paesi anglosassoni. Gli antichi usavano un termine specifico per descrivere questa combinazione, ovvero Eptacaidecafobia, dal greco, che letteralmente rappresentava la paura legata al numero 17.

Inoltre, nell’Antica Grecia i seguaci di Pitagora disprezzavano il numero 17 poiché si trovava in mezzo al 16 e al 18, numeri che rispecchiavano perfettamente la rappresentazione di quadrilateri 4×4 e 3×6. Altra motivazione ancora è quella legata al mondo religioso, secondo cui nell’Antico Testamento la data di inizio del diluvio universale fu 17 del secondo mese. Secondo la Bibbia lo stesso giorno sarebbe morto Gesù.

Nell’Antica Roma sulle tombe si era soliti scrivere “VIXI”, il che stava a significare “vissi”, ma nel Medioevo, in seguito alla diffusione dell’analfabetismo, la scritta veniva confusa con il numero 17  romano, che invece era XVII. Anche nella smorfia napoletana, probabilmente come conseguenza di tutti questi pregiudizi, il numero 17 è associato alla disgrazia.

Nella cultura anglosassone, in particolare tale concomitanza di numero e giorno della settimana è considerata nefasta a partire dal Medioevo e potrebbe aver avuto origine dal racconto evangelico dell’Ultima cena, svoltasi nel tredicesimo giorno del mese di Nisan (calendario ebraico), con tredici commensali a tavola. Il giorno successivo, Venerdì santo, è invece quello convenzionalmente stabilito per datare la passione e la crocifissione di Gesù Cristo, motivo per cui nelle cene britanniche sarebbe meglio non organizzare tavolate da 13– soprattutto non di venerdì.

Anche la tradizione spagnola si lega a quella inglese ed è quella del “martes trece“, ossia il martedì 13. Si tratta di una tradizione che prende spunto paganesimo e che collega il martedì a Marte, Dio della guerra e al tempo stesso pianeta rosso, simbolo di violenza e sventura.

Abbiamo visto come le cause siano molteplici e anche se poco conosciute abbiano contribuito a dare vita a un “uso” vero e proprio per noi italiani. Se da un lato ci sono quelli che non sopravvivono senza un corno rosso in tasca e che, addirittura, fanno della scaramanzia uno stile di vita, dall’altro anche gli scettici finiscono ormai per farsi influenzare dall’idea di una possibile nuvoletta grigia sopra la testa. Come a dire “non è vero, ma ci credo“.

Non si tratta solo del venerdì 17, in quanto, ogni scaramantico che si rispetti sa che c’è una lunga lista di comportamenti da onorare se non si vuole essere colpiti dalla sfiga o nel nostro caso dallo “sfiga dayper eccellenza. Ma quante superstizioni esistono al mondo? Talmente tante da non potersi contare. Sarebbe meglio non passare dopo un gatto nero, non passeggiare sotto un cantiere o una scala, indossare gli stessi indumenti per giorni se hanno precedentemente portato fortuna. E ancora non poggiare il recipiente del sale prima di passarlo ad altri, non rompere gli specchi o i vetri, ridere negli slip, avere sempre con se dei corni rossi.

Che il 2020 non sarebbe stato un anno che avremmo ricordato con affetto era già cosa certa fin dai primi giorni di gennaio, quando partirono una serie di eventi che preannunciavano 12 mesi non sempre ricchi di allegria e felicità e gioie. Ma non c’è da preoccuparsi. A tutto bisogna dare il giusto peso, e proprio perché questo anno ci ha già messo tutti a dura prova, non sarà certo un venerdì 17 di un anno bisestile a poterci spaventare. Forse.

Fonte – Foto: Agi.it