Salvereste una stazione ferroviaria siciliana?

Salvereste una stazione ferroviaria siciliana?

Quante stazioni ferroviarie conoscete dove da anni i treni non passano più? Ne esistono davvero più di quante possiate immaginare. Anche in Sicilia. Sono quasi 1.700 gli immobili, sparsi su tutta la rete nazionale da nord a sud, rimasti abbandonati perchè non necessitano più di personale ferroviario. Si chiamano stazioni impresenziate e forse non sapevate che il Gruppo FS ha deciso di concederle in comodato d’uso gratuito o in locazione, con il duplice scopo di non occuparsi più della manutenzione e riqualificare il patrimonio immobiliare delle Ferrovie italiane.

Perchè sono impresenziate? Colpa dell’automazione, bellezza: il personale può infatti eseguire in remoto il coordinamento del traffico ferroviario. E così numerose stazioni restano abbandonate e senza utilizzi di alcun tipo. Sicilia inclusa, chiaro. Un’opportunità non sfruttata, in fondo, se si pensa a quante associazioni potrebbero avviare progetti sociali con ricadute positive sul territorio. La nostra è un semplice invito alla riflessione: perchè non approfondire la questione? Trenitalia offre la possibilità di gestire le strutture in comodato d’uso, per farne luoghi che possano ospitare progetti innovativi, benefici, di sviluppo: chissà che non si possano avviare iniziative concrete da parte di associazioni ed enti siciliani per recuperare questo patrimonio.

I DATI NAZIONALI. Circa 480 stazioni,  corrispondenti ad una superficie di oltre 79.000 mq,  già sono state assegnate, ed è stato inoltre avviato un nuovo progetto di riqualificazione per il riuso sociale-ambientale degli spazi  grazie alla sottoscrizione di Protocolli d’Intesa con la Regione Toscana, Legambiente, AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile), CSVnet (Centri di Servizi per il Volontariato) e Legacoop Sociali. A Ronciglione, ad esempio, è stato avviato un importante progetto di riqualificazione del patrimonio con la trasformazione di parte della stazione in casa di  accoglienza per famiglie con bambini affetti da malattie oncologiche: la stazione è stata ceduta in comodato d’uso gratuito per sei anni, ora è del tutto trasformata e gestita dall’associazione Cuore di Mamma.

LA SITUAZIONE IN SICILIA
Le stazioni impresenziate della regione Sicilia – come sottolinea questo report ufficiale – sarebbero 118 così distribuite:

13 sulla linea Palermo-Messina

8 sulla linea Messina-Siracusa

8 sulla linea Alcantara-Randazzo

17 sulla linea Siracusa-Canicattì

18 sulla linea Agrigento-Bicocca

7 sulla linea Fiumetorto-Caltanissetta

6 sulla linea Roccapalumba-Agrigento

11 sulla linea Lentini-Gela

4 sulla linea Metropolitana di Palermo

18 sulla linea Palermo-Trapani

2 sulla linea Alcamo-Trapani

4 sulla linea Castelvetrano-Ribera

2 sulla linea Noto-Pachino

Quante di queste sono ancora inutilizzate? Come si potrebbe dare un contributo per incentivare un’inversione di tendenza e, di conseguenza, un riutilizzo delle strutture? Se per le soluzioni e le procedure è bene rimandare a Trenitalia, è tuttavia possibile fornire dei dati che possano avviare una riflessione costruttiva e, ci auguriamo, anche l’iniziativa da parte di associazioni ed enti siciliani.

Stando alle stime riportate sul sito di FS, il valore a bilancio degli immobili siciliani censiti ammonta a circa 8 miliardi per i fabbricati di stazione, circa 11,5 miliardi per gli appartamenti. Ma c’è di più: tali cifre sono sottostimate rispetto al valore reale complessivo. Perché? Basti considerare che per circa 70 delle 118 stazioni impresenziate non è stato possibile estrapolare alcun dato relativo al valore a bilancio nè dei fabbricati nè degli appartamenti.

Analoga, e se possibile con ancor più gravi lacune, è la situazione che viene riscontrata nella quantificazione complessiva delle aree disponibili, che dai dati pervenuti ammontano a circa 10.000 mq per gli immobili di stazione e a oltre 9.500 mq per gli appartamenti. Anche in questo caso, si tratta di dati incompleti in quanto, così come accade per il valore a bilancio, anche per circa 70 stazioni non è stato possibile conoscere le superfici disponibili nè dei fabbricati di stazione nè degli appartamenti, mentre per ulteriori 30 stazioni il dato relativo alla superficie dei soli fabbricati non è pervenuto. Data l’elevata consistenza delle mancate informazioni in possesso delle strutture FS, l’azienda ipotizza dati di entità doppia rispetto a quella determinata dal mero calcolo dei numeri in possesso. Ma dove si concentra il maggior numero delle stazioni impresenziate? Tranne rare eccezioni, le stazioni impresenziate siciliane risultano ubicate centralmente o comunque poco distanti dal centro abitato.

26 appartamenti su 105 censiti come tali risultano occupati, mentre sono stati dati in affitto 13 fabbricati di stazione sui 163 classificati (in effetti i dati disponibili riguardano 93 fabbricati di stazione, ma a questo numero è stato aggiunto 1 fabbricato per ogni stazione impresenziata accompagnata dalla sigla NP, in quanto la struttura ferroviaria deve essere composta di almeno 1 fabbricato di stazione). Infine per 17 stazioni è stata confermata la vicinanza ad altre attività commerciali e per 24 stazioni si è evidenziata la presenza di interscambio con altre modalità di trasporto (per le altre non è pervenuto alcun dato).

Abbiamo richiesto a Trenitalia un report delle stazioni impresenziate italiane e il reparto comunicazione dell’azienda ci ha rimandato al documento che potete visionare QUI. Secondo il pdf, paesi come Furci Siculo, Mascali, Nizza di Siclia, Catania Ognina, Castiglione di Sicilia, Ragusa Ibla, Noto, Militello, Niscemi, Scordia, Sciacca, Pachino, Ribera sono stazioni “impresenziate” sulla nostra Isola. Per quante di queste la situazione permane? E, come, verificato ciò, eventualmente procedere alla formulazione di un progetto? Un’interessante guida, che potrete trovare QUI, suggerisce quali step seguire per attivare le richieste e conoscere tempistiche ed opportunità. Lo spettro, qualora ancora a lungo queste strutture restino impresenziate, è che diventi sempre più complicata la gestione del patrimonio e sorgano problemi di vendita e di ordine pubblico. La speranza è che il turismo e lo sviluppo di attività benefiche possa letteralmente ripartire da progetti di riqualificazione costruttivi. Le strutture, potenzialmente, sono il punto di partenza per idee benefiche e, perchè no, trainanti dello sviluppo isolano. La questione e le modalità sono un approfondimento che, così è se vi pare, potrebbe essere imprevisto.

(photo credits Jenn Vargas via Flickr)