Il Carnevale, una festa per alleviare lo stress e l’ansia. Origini, tradizioni e folklore, tra sacro e profano

Il Carnevale, una festa per alleviare lo stress e l’ansia. Origini, tradizioni e folklore, tra sacro e profano

CATANIA – Maschere, giochi, allegria, dolci, costumi, colori, scherzi, sacro e profano. Il Carnevale, festa tipicamente Cattolica, ma non riconosciuta dalla liturgia ufficiale, designa il periodo che precedere la Quaresima; ovvero i 40 giorni prima della Pasqua.

Il nome della festività, nella quale il profano domina indistintamente sul sacro, deriva dal latino “Carnem Levare” (eliminare la carne). Un espressione tipica del banchetto che si teneva subito prima del periodo di astinenza e di digiuno della Quaresima.

Il periodo carnevalesco, seppur di breve durata, rappresenta un momento dell’anno in cui dovrebbe regnare la spensieratezza. Dove i giochi e l’allegria prendono il posto delle lamentele della vita di ogni giorno, dove a tavola e non solo, vengono risvegliate le tradizioni culinarie e folkloristiche della propria terra d’origine.

Tra carri, costumi, maschere e colori, le città si riempiono di tradizione. I bambini, rigorosamente in maschera, lanciano per aria coriandoli, stelle filanti e nastri. Gli scherzi sono all’ordine del giorno e nessuno si può lamentare… d’altronde “a Carnevale ogni scherzo vale“. Un detto che racchiude, forse, l’essenza della festa. Via i contrasti e la rabbia per lasciare posto a unione e sane risate.

Famoso in tutto il mondo, il Carnevale offre spettacoli unici nel loro genere. Basti pensare ai celeberrimi carnevali di Rio in Brasile e Venezia in Veneto. Anche la Sicilia, però, in mezzo ai colossi fa la sua figura. Il Carnevale di Misterbianco e Acireale, in provincia di Catania, ne sono un esempio. Anche le altre città siciliane offrono le loro occasioni di festeggiare, con il Carnevale di Palermo, Sciacca e tanti altri.

Radicate nella tradizione carnevalesca siciliana ci sono pure le maschere. Dai “Jardinara” e i “Varca” di Palermo, passando da i “Briganti” e il “Cavallacciucatanese, per arrivare a Modica (Ragusa) con la maschera della “Vecchia di li fusa“.

Ovviamente, parlando di Sicilia, non può mancare latavola” in mezzo alla miriade di tradizioni di Carnevale. In mezzo ai dolci c’è “l’intruso” rappresentato dalla pasta 5 buchi (“pasta che’ cincu puttusa“) accompagnata da un sugoesagerato” (insaporito da vari tipi di carne), tipica di Catania. I dolci però, sono i protagonisti della tavola di Carnevale. Le chiacchiere, le castagnole, le ciambelline di Palermo e le teste di turco di Castelbuono (Palermo), sono alcuni tra gli esempi culinari nostrani, che rendono ancora più speciale la ricorrenza del Carnevale.

Forse mai come in questo periodo negli ultimi anni, tra rischi di guerre e malattie (senza dimenticare i soliti problemi che accompagnano la Sicilia e il mondo intero da anni purtroppo), il Carnevale serve per alleviare un po’ la tensione. Per riscoprire momenti unici come lo stare in famiglia, la risata, la leggerezza con cui, ogni tanto, dovrebbe essere presa la vita. Il Carnevale, forse, riesce a toglierci lamaschera” della rabbia, della tensione e dello stress, che, spesso, cancella tutto il buono che c’è nel mondo.

Immagine di repertorio