Sicilia sul podio delle incompiute

SICILIA – Sono 67 le opere iniziate e mai terminate nell’isola degli sprechi.

La Sicilia sale sul podio delle vergogne, posizionandosi al terzo posto dopo il Lazio (82 incompiute) e la Sardegna (68 incompiute).

Sono ben 114.690.516,55 gli euro spesi per strade, dighe, porti, palazzetti sportivi che non sono mai stati completati o i cui lavori non sono mai partiti. Ma peggio ancora ci sono casi in cui le opere sono state terminate e mai consegnati alla cittadinanza.

“Il problema è la finanza statale che ogni anno taglia soldi agli enti locali – tuona Giovanni Pizzo assessore alle Infrastrutture della Regione Siciliana -. La finanza pubblica per coprire una legge o una dinamica di tagli alle tasse va a recuperare tutti i soldi ancora in cassa tra cui quelli di più lenta spesa come è il caso delle strade, ferrovie e quant’altro. Così è accaduto per gli 80 euro: i fondi sono stati recuperati da investimenti per strade, infrastrutture e altro”.

Servirebbero 98.144.343,17 euro per portare a compimento tutte queste colate di cemento mai ultimate, una cifra da capogiro che non si discosta molto dai soldi già stanziati.

Questo dato, alquanto allarmante, si evince dall’elenco dell’anagrafe nazionale per il 2013 e pubblicato nel 2014 dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dalle Regioni.

I progetti ambiziosi sono tantissimi, fra questi quello del comune di Mascali per la strada esterna per lo snellimento del traffico collegante la strada statale 114 con l’abitato di Fondachello per cui sono stati investiti 12.911.422,48 euro per eseguire il 44,54% dei lavori con la stima di altri 3.325.000,00 per il suo completamento ma c’è anche la manutenzione straordinaria della strada comunale Calatafimi Segesta-Bosco Agimbè per cui sono stati investiti 124.414,96 euro e si trova al 91,57% dei lavori eseguiti.

Ciò che accomuna tutte queste opere dalla più imponente alla meno faraonica è il loro stato di incompiutezza.  

“L’asse dei tempi – continua Pizzo – e la dinamica spazio-temporale non sono allineate quasi mai e soprattutto sono molto frazionate. Per fare gli investimenti ci vogliono i progetti. Per la realizzazione di un’opera occorre all’inizio un progetto preliminare di massima. Senza quello esecutivo non si arriva alla fase dell’impegno contabile e delle somme in un appalto”. E aggiunge “Ci vuole del tempo da quando nasce la risorsa finanziaria a quando viene effettivamente impegnata. Poi oltre ad essere impegnata deve essere pagata ma questo si fa successivamente. Nel frattempo magari si progetta un’opera che non diventa più prioritaria in quell’atto di intervento perché non è cofinanziato dall’UE piuttosto che da altri fondi e allora viene abbandonato”

La colpa sembrerebbe pertanto attribuibile alla finanza generale che va razzolando soldi per coprire buchi statali. Ma il problema per la parte di progettazione appare anche legato, secondo Pizzo, alle “dinamiche autorizzative”.

Su una determinata opera interverrebbero più enti con le loro procedure, delibere, autorizzazioni, valutazioni d’impatto ambientale e tutto questo rallenterebbe l’intero sistema: “questi tempi dilatati, non essendoci un’unica autorità di gestione sulle opere, – sostiene l’assessore – fanno sfuggire i finanziamenti perché nel frattempo intervengono le crisi finanziarie per cui l’attenzione politica si sposta su altri fronti e non è più importante quel tipo di investimento”.

Molto più gravi sono gli esempi di infrastrutture che hanno a disposizione ingenti risorse pubbliche ma risultano allo 0% nei lavori eseguiti. Per esempio il potenziamento della S.P. n. 84 con la costruzione di un canale per lo smaltimento delle acque meteoriche per cui sono stati stanziati 1.220.000,00 euro ma, allo stato attuale, gettati nel vuoto. Per non parlare di opere che registrano anche il 100% di avanzamento lavori ma che al governo nazionale risultano “non fruibili” come per esempio lavori ultimati della strada di interesse turistico nel comune di Basicò nel messinese con 3.346.640,70 euro stanziati invano.

“Raramente ci sono il 100% di soldi nel cassetto – specifica Pizzo – e molte volte le strutture non sono completate e necessitano di ulteriori finanziamenti che non ci sono. Per esempio la comunità europea per ora finanzia l’efficientamento energetico. Posso fare tutto l’immobile perfetto con risparmio energetico, posso pagare tutti gli impianti per risparmiare energia però il cemento chi lo paga? E molto spesso le opere rimangono bloccate nonostante la loro ultimazione perché manca qualche aspetto autorizzativo”.

In ogni caso questi rari o frequenti casi di incompiute dovrebbero essere, secondo quanto dichiarato dall’assessore, seguiti e monitorati dalla Regione tramite un ufficio speciale per le opere incompiute ma a quanto pare il dirigente dell’ufficio preposto non è più in carica da circa 6 mesi: “Dovrebbe essere lui ad avere la responsabilità di monitorare i processi e portarli avanti per recuperare il possibile ma allo stato attuale manca. Ho già sollecitato la giunta per la sua nomina”.

Mancanza di finanziamenti statali, ritardi burocratici o assenze straordinarie? Forse tutto questo o forse molto altro sono la causa di un podio che non riempie certo la Sicilia di allori. Ciò che rimane è la certezza di investimenti da capogiro che allo stato attuale non donano nulla se non la consapevolezza di un vuoto da milioni di euro.