Sicilia da isola della “munnizza” a oasi green? Il riscatto con gli ecopoint che pagano per riciclare la plastica

PALERMO – Sareste felici di ricevere denaro in cambio della plastica che non usate più? Da qualche anno, anche in Sicilia, si sta timidamente diffondendo la pratica del baratto di tutti quei rifiuti realizzati in materiale plastico con delle piccole mance.

Una tendenza già lanciata a inizio degli anni 2000 da Paesi particolarmente sensibili alle politiche ambientali come Germania, Giappone, Lituania e Norvegia.

Nella Nazione motore dell’economia europea è attivo da tempo il sistema di riciclaggio denominato Pfand che ha portato a risultati ragguardevoli, mentre nella regione scandinava la riconversione della plastica ha raggiunto, di recente, percentuali di successo vicinissime al 100%.

Il meccanismo, come suggerito in precedenza, è davvero semplice. Al momento dell’acquisto di una bottiglia di plastica, il compratore paga anche un supplemento aggiuntivo che viene successivamente detratto al momento della restituzione dell’oggetto nei punti vendita o nel distributore. Interessante anche la ricetta della tassa ambientale sulla plastica che si rivolge ai produttori e che si abbassa, o addirittura scompare, in relazione alla percentuale di materiale riciclato.

In attesa di una rivoluzione italiana sul tema, con il Paese che rischia di arenarsi sulla polemica relativa all’introduzione della cosiddetta “plastic tax“, nei piccoli Comuni locali da qualche tempo il dibattito sulla salvaguardia ambientale prova a farsi spazio, solcando la secolarità dell’inefficienza unita alla sciatteria.

In alcune realtà, nonostante una scarsa educazione tutta siciliana che fa sprofondare l’isola nelle classifiche della raccolta differenziata, si è assistito all’installazione degli ecopoint dove è possibile consegnare i propri scarti di plastica in cambio di un piccolo premio. Pochi centesimi, a dire il vero, che possono essere acquisiti sotto forma di crediti o buoni spesa.

Palermo, Balestrate, Capaci, Cinisi, Partinico, San Cipirello e Terrasini sono alcuni dei Comuni è stata già sperimentata negli ultimi dieci anni la novità dell’ecobaratto. Esperienze positive anche a Ragusa, Marina di Ragusa e Modica, senza dimenticare gli esempi di Capo d’Orlando (Messina), Valguarnera (Enna) e Caltagirone (Catania).

A frenare, tuttavia, l’ascesa di questa pratica virtuosa è ancora la carente attitudine alla cultura del riutilizzo e dello stop allo spreco, non ancora recepita da tutti come opportunità di benessere. I punti dove poter far confluire i rifiuti in plastica, inoltre, sono ancora pochi e si attende ancora la creazione di una rete capillare distribuita su tutte le città siciliane, hinterland compreso.

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