Sesso in cambio della patente: indagini archiviate per un dipendente Asp

Sesso in cambio della patente: indagini archiviate per un dipendente Asp

AGRIGENTO – Un dipendente dell’Asp di Agrigento, che lavorava nell’ufficio licenze speciali, è stato accusato di richiedere favori sessuali a donne a cui era stata revocata la patente o a loro parenti abusando della sua posizione di dipendente pubblico. Il dipendente è ora in pensione e gli è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari da parte della polizia (sezione di Polizia giudiziaria della Procura della Repubblica).

L’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica ha rivelato che il dipendente pubblico dell’Asp era in contatto diretto con gli utenti dell’ufficio a causa del suo lavoro e ha abusato del suo potere intervenendo in procedure burocratiche con almeno quattro donne, ma non si può escludere – come affermato dalla sezione giudiziaria di polizia – che ci possano essere più vittime delle sue azioni spregevoli.

L’indagine ha incontrato molte difficoltà a causa dei naturali meccanismi di difesa e resistenza delle vittime. Tuttavia, la sezione giudiziaria della polizia è stata in grado di raccogliere prove sufficienti per cristallizzare – come affermato dagli investigatori – le richieste sessuali e i ricatti a cui alcune donne sono state sottoposte, anche se non avevano denunciato gli incidenti a causa della vergogna o dell’imbarazzo.

VIDEOCHIAMATE HARD E SESSO ONLINE CON I RAGAZZI: 5 ANNI A UN SACERDOTE

Alcune settimane addietro, la terza sezione della Corte di appello ha confermato la precedente sentenza del tribunale di Termini Imerese che ha condannato il sacerdote Vincenzo Esposito, 64 anni, originario di Caltavuturo, a 5 anni di reclusione per l’accusa di induzione alla prostituzione minorile.

La sentenza, ha riformato parzialmente la decisione emessa il 22 giugno 2020 dal tribunale, che era stata oggetto di ricorso da parte dell’imputato e delle parti civili. Don Esposito dovrà inoltre risarcire un’altra persona offesa che era stata esclusa nel primo giudizio e pagare le spese processuali.

Attualmente il prete si trova ai domiciliari a Termini Imerese. I suoi avvocati, Giovanni Di Trapani e Renato Vazzana, hanno già annunciato il ricorso alla Corte di Cassazione contro il reato contestato all’assistito.

carabinieri della compagnia di Termini Imerese lo hanno intercettato mentre effettuava delle videochiamate hard con quattro ragazzini di 16 e 17 anni, ai quali dava dei soldi tramite ricariche telefoniche o Postepay.

Sotto inchiesta è finita anche la madre di uno dei ragazzini, accusata di essere a conoscenza della situazione e di aver indotto il figlio a prostituirsi con il sacerdote. I versamenti di denaro da parte del prete in favore dei giovani erano di piccolo importo, dieciventi o trenta euro per vedere in chat immagini a sfondo sessuale.

Le vittime, assistite in primo e secondo grado dagli avvocati Francesco Paolo Sanfilippo, Giuseppe Canzone e Caterina Intile, erano tutte in una condizione di grave disagio economico e utilizzavano il denaro ricevuto per spese frivole, come tagliarsi i capelli o andare a mangiare una pizza.