PALERMO – E dopo le parole del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e dell’assessore alla Salute della Regione, Ruggero Razza, arriva anche l’ira e la presa di posizione del Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, in merito allo scandalo che ha travolto la sanità siciliana. I finanzieri hanno scovato un giro di mazzette da 600 milioni di euro in merito alle gare indette dall’Asp di Palermo dalla Centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana.
In tale giro sono stati coinvolti dei veri e propri pezzi da 90 della sanità siciliana, come Antonio Candela, coordinatore della struttura regionale per affrontare l’emergenza sanitaria in corso ed ex commissario straordinario e direttore generale dell’Asp di Palermo, Fabio Damiani attuale direttore dell’Asp di Trapani e Carmelo Pullara, deputato regionale di Licata, nonché vice presidente della Commissione Salute e Servizi Sociali e Sanitari dell’Ars e componente dell’Antimafia regionale.
Insomma, una bomba quella che si è abbattuta sulla sanità siciliana, pronta però a essere disinnescata dal governatore della Regione, che ha dichiarato: “La Regione Siciliana sarà parte civile e ho dato disposizioni di passare al setaccio tutte le gare, perché anche procedure iniziate nel 2016, come quelle oggetto dell’indagine odierna, possono avere prodotto i loro effetti in epoca successiva“.
Ascoltate, dunque, le parole del sindaco di Palermo Orlando, che aveva chiesto a gran voce proprio la costituzione in parte civile della Regione.
Così come l’assessore Razza, anche Musumeci è rammaricato per quanto accaduto. Secondo le sue parole infatti: “Avevamo visto giusto quando abbiamo approvato in giunta una delibera sulla Cuc e poi adottato misure per l’affiancamento di Consip. Chi ruba, se accertato, non merita di aver ricevuto la stima di tante persone perbene“. Infine, ha concluso con un messaggio forte e chiaro su cosa voglia dire la parola “sanità”: “Deve essere chiaro a tutti che la sanità non è un business, ma serve a curare le persone“.
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