Ritardi dei treni in Sicilia, Malaponti: “Si deve gestire bene l’inconveniente tecnico”

Ritardi dei treni in Sicilia, Malaponti: “Si deve gestire bene l’inconveniente tecnico”

CATANIA – I ritardi nelle partenze dei treni registrati martedì mattina tra le provincie di Messina, Siracusa e Catania hanno riaperto il dibattito in merito all’argomento per quanto riguarda la nostra isola.

Il posticipo o addirittura la sospensione di una corsa nella tratta ferroviaria di propria competenza può avere diverse cause, come guasti agli impianti di circolazione, presenza di animali sui binari nei tratti rurali, incidenti, condizioni meteo non buone o furti di rame lungo il percorso.

Ma coloro che piangono più di tutti le conseguenze di ciò sono i pendolari, ovvero quelle persone che devono far uso del mezzo a rotaia per andare nel proprio luogo di lavoro e che spesso si trovano costretti a dover recuperare le ore di lavoro perse.

I guasti che portano alle interruzioni o ai ritardi nelle corse stanno diventando sempre più frequenti, come spiega il presidente del Comitato Pendolari Siciliani, Giosuè Malaponti, intervenuto ai nostri microfoni.

“I ritardi ci sono sempre stati – afferma Malaponti – e anche superiori a quelli di martedì. Il problema è che alcune cose che prima erano rare stanno diventando normalità. Bisogna distinguere tra chi gestisce binari e stazioni, Rete Ferroviaria Italiana, e chi trasporta le persone, Trenitalia. Quest’ultima si serve delle infrastrutture gestite da Rfi e quando ci sono problemi infrastrutturali l’impresa viene penalizzata. Se questi disservizi perdureranno nel tempo chi risarcirà un pendolare che deve recuperare le ore di lavoro? Chiediamo alla Regione Siciliana di prestare più attenzione sia a Rete Ferroviaria Italiana che a Trenitalia. Sulla Messina-Siracusa si registrano problemi a Lentini, allo scambio di Fiumefreddo e tra Alcantara e Contesse, ma dai disagi non sono immuni neanche la Messina-Palermo e la Palermo-Agrigento. Si deve gestire bene l’inconveniente tecnico, che non si può programmare. Il viaggiatore, se avesse notizie sul ritardo nella partenza del treno, si organizzerebbe diversamente, con un altro mezzo pubblico o con quello privato”.

Questi disagi però si verificano anche in altre tratte ferroviarie, tra le quali la Catania-Caltagirone-Gela, per la quale il Comitato nei mesi passati si è mosso. Anche la famigerata Palermo-Catania fa parlare di sé in questo senso.

“Lo scorso mese di dicembre – conclude Malaponti –, con la tratta ancora chiusa, abbiamo chiesto, attraverso una Pec, la riapertura del tracciato Catania-Caltagirone, poi avvenuta, e di rivedere gli orari dei treni di giorno che erano in vigore fino al 16 aprile ottimizzandoli, con il primo treno da Catania, che partiva alle 5,38, e il primo da Caltagirone alle 5,30, massimo 6. Tutto questo in modo da avere un treno che portasse la gente al capoluogo etneo entro 7,15, con un anticipo dell’arrivo di 15-20 minuti rispetto all’orario di inizio lavoro. Invece dal 15 aprile gli orari sono stati stravolti, con 4 treni al giorno e l’eliminazione della corsa delle 5,38, e chi deve andare col pullman a Gela, per la quale la tratta rimarrà chiusa fino alla ricostruzione del viadotto di piano Carbone, non può più farlo. Il servizio quindi si sta gestendo con un treno che va e torna e con orari senza senso. Noi continueremo a sottoporre la problematica perché avevamo anche suggerito di dare il servizio bus sostitutivo all’Ast, anche in ottica di risparmio al chilometro. Quale utente, in una giornata festiva, parte da Caltagirone alle 12,30 arriva a Catania alle 14,04 per poi prendere il treno del ritorno alle 15? Anche sulla tratta Palermo-Catania abbiamo da dire perché si è pensato di allungare la percorrenza di 10-20 minuti, diversamente da quanto previsto dal Contratto Istituzionale di Sviluppo”.