Operazione “Assedio”: NOMI e FOTO delle 7 pericolosi soggetti arrestati

Operazione “Assedio”: NOMI e FOTO delle 7 pericolosi soggetti arrestati

AGRIGENTO –  I carabinieri di Agrigento hanno dato vita all’operazione “Assedio”, con un blitz avvenuto ieri notte, ordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, con l’obiettivo di disarticolate le famiglie mafiose di “Cosa Nostra” di Licata e Campobello di Licata. Accertata un’estorsione per lavori edili eseguiti in Germania. Arrestato anche un consigliere comunale in carica del Comune di Licata.

I carabinieri del comando provinciale di Agrigento hanno eseguito sette provvedimenti di fermo di indiziato di delitto emessi nei confronti di esponenti di vertice e affiliati delle famiglie mafiose di Licata e Campobello di Licata.

L’importante operazione, ordinata nella notte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo con il nome in codice “Assedio”, è stato eseguita da oltre 100 militari, supportati da un elicottero e da unità cinofile.

Arrestato, per concorso esterno in associazione mafiosa, un consigliere comunale in carica del comune di Licata. Filmati numerosi summit e incontri segreti fra gli appartenenti al sodalizio mafioso. Accertata persino un’estorsione per lavori edili eseguiti in Germania. Numerose le perquisizioni effettuate.

Alle tre di notte, è scattato il blitz. Un elicottero ha vigilato dall’alto, facendo rapidamente la spola tra Licata e Campobello di Licata. Cento militari, più le unità cinofile per la ricerca di droga, armi ed esplosivi, hanno fatto simultaneamente irruzione in ville, appartamenti, case di campagna e casolari.

In pochi minuti, sono scattate le manette ai polsi di 7 pericolosi soggetti, fra cui anche il reggente della famiglia mafiosa di Licata. I provvedimenti sono stati emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Le accuse sono, a vario titolo, quelle di associazione di tipo mafioso armata, finalizzata alle estorsioni e di concorso esterno in associazione mafiosa.

La vasta operazione di oggi è il frutto di una complessa e prolungata indagine iniziata nell’ottobre del 2017. L’inchiesta è stata svolta con le più sofisticate tecnologie di intercettazione telefonica e ambientale, con sistemi di localizzazione satellitare e, soprattutto, con una instancabile attività di indagine vecchio stile, fatta di pedinamenti e servizi di osservazione.

Le telecamere dei carabinieri hanno registrato numerosi incontri e riunioni segrete, evidenziando la completa e attuale interconnessione tra tutti i componenti del sodalizio e il legame a doppio filo con un rappresentante della famiglia mafiosa di Campobello di Licata.



Nel corso delle investigazioni, è stata persino accertata un’estorsione per dei lavori di costruzione recentemente realizzati in Germania. Per essi, la vittima, a seguito della sola intimidazione derivante dal vincolo associativo, non ha esitato a versare la somma di 5mila euro.

I militari hanno altresì accertato che l’organizzazione nutriva forti interessi nel settore delle slot machines. Attraverso una compiacente società di distribuzione di apparati elettronici da gioco, il cui titolare è stato sottoposto a fermo, aveva luogo infatti la installazione pilotata di apparati da gioco in numerosi esercizi commerciali dell’hinterland licatese.

Emblematici della sensibilità del territorio alla capacità di intimidazione dell’organizzazione sono stati tre distinti episodi registrati dai carabinieri. In un caso, è infatti emerso che un noto gioielliere licatese, dopo avere ricevuto una busta contenente cartucce, ha subito chiesto protezione al reggente della famiglia mafiosa e, solo successivamente, ha denunciato l’episodio alle forze dell’ordine.

In un secondo caso, invece, addirittura, un ex consigliere comunale di Licata, al quale era stato rubato un ciclomotore, si era rivolto al capo clan, per potere rapidamente ottenere la restituzione del mezzo. Infine, in un terzo caso, un soggetto dedito ai reati predatori, chiedeva e otteneva dal capo mafia l’autorizzazione a effettuare un furto all’interno dell’abitazione di una donna, ritenuta in possesso di un considerevole quantitativo di oro.

L’inchiesta ha inoltre riguardato, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, il responsabile del servizio tecnico del presidio ospedaliero di Licata, nonché influente funzionario dell’A.S.P. di Agrigento, attualmente locale consigliere comunale, il quale, in accordo con il reggente della locale famiglia mafiosa, in cambio della promessa di future utilità, ha chiesto e ottenuto l’appoggio elettorale del citato sodalizio durante le elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio comunale di Licata, svoltesi a giugno del 2018.

In cambio avrebbe garantito la sua disponibilità all’organizzazione in diverse circostanze, principalmente nell’ambito di necessità di carattere diagnostico presso il citato nosocomio.

Ecco i nomi dei fermati:

  •  Vincenzo Bellavia, 34 anni;
  •  Angelo Graci conosciuto come Trappolina, 32 anni;
  • Angelo Occhipinti, soprannominato Piscimoddu, 65 anni;
  • Giuseppe Puleri, chiamato Peppe, di 40 anni;
  • Giuseppe Scozzari, 45 anni;
  • Raimondo Semprevivo, 47 anni;
  • Giuseppe Salvatore Spiteri, 46 anni.