AGRIGENTO – All’alba di oggi, i Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento, con il supporto del Comando Provinciale di Caltanissetta, hanno dato vita a una operazione antimafia ad Agrigento. Eseguita un’ordinanza di misure cautelari personali emessa dal G.I.P. del Tribunale di Palermo su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA).
Il provvedimento colpisce 51 indagati, tutti cittadini italiani, accusati a vario titolo di appartenere all’organizzazione mafiosa “Cosa Nostra”. Nonché di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e altri reati.
Tra gli arrestati figurano anche i 24 soggetti fermati lo scorso dicembre nell’ambito della medesima indagine.
Ricostruito l’organigramma e le attività criminali delle famiglie mafiose di Porto Empedocle e Agrigento/Villaseta.
Secondo le indagini, i gruppi sarebbero guidati rispettivamente da:
Nonostante i duri colpi inflitti negli anni precedenti, la “Cosa Nostra” agrigentina si conferma ancora attiva, con un’organizzazione ben strutturata, ingenti risorse economiche, e un arsenale significativo. Evidenziata, grazie alle indagini, una crescente instabilità tra i gruppi mafiosi locali e persistenti collegamenti tra detenuti e ambienti criminali esterni.
Un aspetto preoccupante emerso dall’inchiesta riguarda il sistematico utilizzo di telefoni cellulari da parte degli affiliati detenuti. Ciò ha permesso loro di mantenere il controllo operativo, impartire ordini e gestire i rapporti con i complici in libertà, preservando così l’efficienza della struttura criminale.
L’operazione conferma il costante impegno delle Forze dell’Ordine nel contrasto alla criminalità organizzata, garantendo sicurezza e legalità sul territorio.
Le indagini hanno evidenziato con chiarezza il potere dell’associazione mafiosa di influenzare le dinamiche criminali sul territorio, documentando numerosi reati (estorsioni, detenzione di armi, incendi e danneggiamenti) commessi con il ricorso alla forza intimidatoria tipica di un’organizzazione mafiosa, come previsto dall’art. 416 bis c.p.
Di seguito le principali condotte emerse durante l’attività investigativa:
Questi episodi dimostrano l’influenza pervasiva e il controllo esercitato dall’organizzazione mafiosa sulle attività economiche e sociali locali, con un utilizzo sistematico della violenza e dell’intimidazione per ottenere vantaggi economici e mantenere il controllo del territorio.
Oltre alle attività già descritte, i vertici delle famiglie mafiose di Porto Empedocle e Agrigento-Villaseta risultano aver diretto e promosso due distinte organizzazioni dedite al traffico di sostanze stupefacenti. Questi gruppi hanno operato in piena sinergia, acquisendo il monopolio del redditizio mercato della droga nella provincia di Agrigento.
Le indagini hanno evidenziato una capacità logistica significativa, che ha permesso di instaurare rapporti commerciali con gruppi criminali non solo in altre province siciliane. Ma anche a livello nazionale e internazionale. Emersi contatti con Belgio, Germania e Stati Uniti. Documentati numerosi trasporti di ingenti quantitativi di stupefacenti, con cessioni destinate alla vendita al dettaglio.
Sequestrati:
Le più recenti indagini hanno registrato una preoccupante intensificazione di gravi atti intimidatori, spesso commessi con l’uso di armi. Questa recrudescenza sembra collegata sia al controllo del territorio sia ai tentativi di contrastare l’egemonia del gruppo mafioso dominante ad Agrigento-Villaseta.
Tale contesto aveva fatto emergere un concreto rischio di escalation violenta, che avrebbe potuto culminare in una vera e propria “guerra” di mafia, come descritto dagli stessi indagati. Eseguito nel dicembre scorso, per prevenire ulteriori crimini, un provvedimento di fermo nei confronti di 24 persone, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.
Le operazioni hanno portato a:
Si sottolinea che, in base al principio della presunzione di innocenza, la posizione degli indagati non è ancora stata accertata in via definitiva. Le successive fasi del procedimento giudiziario serviranno a determinare eventuali responsabilità.
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