SCIACCA – Deceduta a causa di una mancata diagnosi dell’aggravarsi della sua condizione fisica, l’Asp risarcisce con oltre 200mila euro una famiglia.
I fatti risalgono al 2015, quando una donna si rivolse alle cure dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Sciacca per condizioni di salute critiche. La vittima, già affetta da tumore, poi sarebbe morta poco dopo per una serie di “eventi nefasti“, secondo quanto riferito dall’Asp.
“Dall’analisi della documentazione fatta pervenire dal direttore dell’unità operativa complessa di Urologia, e quello di Chirurgia, non sono emersi elementi di responsabilità a carico dei sanitari che hanno prestato le cure“, scrive l’Azienda.
I periti, invece, hanno ravvisato, a causa del ritardo diagnostico subito dalla donna, “profili di responsabilità in capo ai sanitari dell’ospedale di Sciacca poiché, in presenza di una neoplasia vescicale multifocale, recidivata dopo tre mesi dalla diagnosi in corso non hanno effettuato una ristadiazione con tac o risonanza magnetica al fine di identificare la presenza o meno di linfonodi reattivi“.
Il Tribunale ha quindi condannato l’Asp a versare oltre 200mila euro ai familiari della donna (122mila al merito, 68mila euro ai figli, oltre le spese legali) a fronte di una richiesta di risarcimento che era però di quasi 2 milioni di euro.