LAMPEDUSA – La Polizia di Stato ha dato esecuzione a 2 provvedimenti di fermo di indiziato di delitto emessi dalla Procura della Repubblica di Agrigento e dalla Procura dei Minorenni di Palermo, nei confronti di 2 cittadini egiziani sbarcati a Lampedusa il 17 giugno scorso.
I predetti sono ritenuti responsabili del reato di cui all’art. 12 bis d.lgs. 286/98 perché, in concorso tra di loro e con altri soggetti allo stato non identificati, residenti in Libia, in violazione delle disposizioni contenute nel medesimo decreto legislativo, avrebbero compiuto atti diretti a procurare illegalmente l’ingresso nel territorio nazionale di 54 migranti, prevalentemente di nazionalità pakistana e del Bangladesh.
Il tutto per trarne profitto anche indiretto, conducendo, governando e tracciando la rotta alla guida di un’imbarcazione inadatta ad effettuare tale traversata e in pessime condizioni di sicurezza, tali da esporre le persone a pericolo per la loro vita o per la loro incolumità, cagionando infatti la morte per asfissia, di dieci persone di nazionalità bengalese che si trovavano all’interno della stiva del natante, nonché lesioni ad altri migranti.
I fatti sono avvenuti nelle prime ore dello scorso 17 giugno quando, in acque internazionali, a circa 47 miglia nautiche a sud di Lampedusa, la nave Ong Nadir ha intercettato una barca in legno di circa 10 metri con a bordo 54 migranti e 10 salme presenti all’interno della stiva dell’imbarcazione.
A bordo della motovedetta della locale Guardia Costiera i 54 migranti soccorsi sono stati trasferiti a Lampedusa, mentre l’imbarcazione intercettata con le 10 salme presenti in stiva è stata trainata, sino a Lampedusa, dalla Nave Ong Nadir.
L’attività di indagine condotta all’Hotspot di Lampedusa dallo SCO, dalla SISCO di Palermo e dalla Squadra Mobile di Agrigento, attraverso l’audizione di tutti i migranti sbarcati, ha consentito di ricostruire le fasi della traversata in mare dalle coste libiche a quelle italiane, acquisendo altresì gravi elementi indiziari a carico dei due soggetti destinatari della misura restrittiva, i quali avrebbero condotto l’imbarcazione, tenendosi in contatto, al momento dell’imbarco, con i trafficanti che operano sulle coste di Zuhar.
In particolare, il minore avrebbe curato le operazioni di imbarco dei migranti, regolando l’ingresso e l’uscita degli stessi dalla stiva dell’imbarcazione.
Il minore ha pure impedito l’uscita dalla stiva dei soggetti poi deceduti, anche minacciandoli con un coltello a serramanico.
Inoltre, le medesime indagini hanno permesso di identificare compiutamente le 10 vittime giunte sull’isola.
Gli indagati sono stati associati in carcere, in attesa dell’udienza di convalida.
Gli odierni provvedimenti si basano sui gravi indizi di colpevolezza e su un quadro indiziario acquisito nel corso delle indagini, significando che le piene responsabilità penali per i fatti indicati saranno accertati in sede di giudizio.
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