Lampedusa, il dolore dei sopravvissuti: madre riconosce la figlia neonata e il marito tra le vittime

Lampedusa, il dolore dei sopravvissuti: madre riconosce la figlia neonata e il marito tra le vittime

LAMPEDUSA – La tragedia del naufragio avvenuto nei giorni scorsi al largo di Lampedusa si è trasformata in un incubo senza fine per una giovane donna somala. La sua figlia neonata le era scivolata dalle braccia quando la barca su cui viaggiavano aveva iniziato a imbarcare acqua. Poco dopo aveva visto il marito, che non sapeva nuotare, cadere in mare e sparire tra le onde.

Fino alla tarda serata di ieri, la donna sperava che almeno il compagno fosse sopravvissuto. La certezza della tragedia è arrivata quando la polizia le ha mostrato le fotografie delle 23 vittime recuperate: in quelle immagini ha riconosciuto sia la figlia che il marito, perdendo i sensi per lo shock.

Riconoscimenti strazianti

Non è stata l’unica scena di dolore. Un altro sopravvissuto, anche lui somalo, ha identificato la cugina adolescente e un ragazzino di circa 14 o 15 anni, riconosciuto come il fratello. Sconvolto, ha continuato a ripetere: «Non è possibile!», incapace persino di indicarne l’età.

Un adolescente egiziano scampato al naufragio ha riconosciuto lo zio e il nipote di sua zia. I tre avevano lasciato il loro Paese mesi fa e, prima di imbarcarsi, erano stati prigionieri in Libia.

Il silenzio di chi resta

Un altro giovane egiziano ha riconosciuto l’amico con cui aveva intrapreso il viaggio. Tra i 21 minori non accompagnati sopravvissuti, uno ha identificato il nipote: dopo aver visto la foto, ha abbassato lo sguardo e non ha più parlato, nemmeno alle domande degli agenti e dei mediatori culturali.

Una donna somala ha invece confermato l’identità di un cugino, fornendo nome e cognome.

Il coraggio mancato

Non tutti i superstiti hanno trovato la forza di affrontare il riconoscimento. Una ragazzina sopravvissuta, rimasta sola all’hotspot e consapevole di aver perso familiari, ha chiesto di non vedere le immagini. Non ce l’ha fatta a guardare i volti delle vittime e confermarne l’identità.