Inferno in Afghanistan, c’è anche un siciliano: coordina le operazioni di evacuazione il Generale agrigentino Portolano

AGRIGENTO – C’è anche un siciliano, nello specifico Agrigentino, tra coloro che si stanno occupando di tutte le operazioni di evacuazione dall’Afghanistan per scongiurare il peggio. Si tratta del Generale Luciano Portolano, che ha iniziato la sua carriera frequentando il 161esimo Corso dell’Accademia Militare di Modena e, successivamente, numerosi altri corsi in Italia e all’estero.

Nel corso della sua vita militare, il Generale Portolano ha partecipato a molteplici operazioni e missioni che hanno visto le Forze Armate italiane contribuire alla stabilità, alla sicurezza e alla pace internazionali e a proteggere e tutelare gli interessi vitali e strategici nazionali.

A partire dal 26 luglio 2021, a seguito di adeguamento dell’architettura organizzativa della Difesa – avvenuta in attuazione a quanto stabilito nel Concetto Strategico del Capo di Stato Maggiore della Difesa nei confronti delle nuove sfide globali ed intesa a superare il concetto interforze per abbracciare quello del multi-dominio – ha assunto l’incarico di Comandante del COVI (Comando Operativo di Vertice Interforze), rivestendo la 4ª Stella funzionale per la rilevanza dell’incarico e in virtù delle nuove mansioni acquisite.

“Della presenza italiana in Afghanistan resterà l’aver mostrato alle donne che esiste un mondo migliore rispetto a quello che conoscevano nel loro Paese”, ha affermato al Corriere della Sera.

In soli 14 giorni e in condizioni difficili abbiamo evacuato e portato in salvo 4.890 cittadini afghani tra cui molte donne e bambini. Abbiamo fatto il massimo”, prosegue nella medesima intervista.

Ancora: “La democrazia, dal mio punto di vista, non si esporta, deve crescere all’interno del Paese, anche se servono almeno un paio di generazioni. Il motivo base della missione italiana è stato quello di portare avanti il concetto del rispetto dei diritti umani dove non c’era. Con il dolore e la riconoscenza ai 54 caduti e ai 723 feriti italiani, e la preoccupazione per i collaboratori afghani che non sono ancora riusciti a fuggire, sappiamo di aver ottenuto risultati brillanti almeno con una generazione”.

“Le decisioni prese in ambito internazionale prevedevano un ritiro progressivo, ma la componente americana ha privilegiato una strategia più rapida, dopo che un primo accordo con i talebani prevedeva un ritiro delle forze Nato entro il primo maggio scorso, poi spostato in avanti all’11 settembre prossimo, una data simbolica dopo 20 anni dall’inizio della missione internazionale, ma senza tener conto della situazione che si stava sviluppando sul campo!“, conclude.

Ora l’impegno nazionale e della comunità internazionale nei confronti dell’Afghanistan deve continuare, non deve rimanere isolato pena la ricreazione del terreno fertile per il terrorismo internazionale e per i traffici illeciti“, dichiara a Sky TG24.

Noi nel nostro piccolo continuiamo a rimanere in contatto con tutti coloro che non sono riusciti a superare quel muro e coglieremo ogni opportunità per garantire a coloro che sono rimasti o spostati in nazioni confinanti la possibilità di un futuro migliore, magari nel nostro Paese“, sottolinea.

Fonte foto difesa.it