In Sicilia raddoppiano i contagi, dito puntato sulle scuole. Unsic: “Sì a Dad e smart working”

PALERMO – In Sicilia raddoppiano i contagi: questi i dati che vengono alla luce a seguito dei nuovi numeri riportati nei bollettini regionali dell’Isola, che paragonati a quelli nazionali iniziano a far puntare l’attenzione proprio al sud, dove in poco tempo i positivi avrebbero cavalcato un’onda che sembra ora difficile da arrestare.

Nelle sette regioni del Mezzogiorno, dai 16.491 casi registrati al 31 luglio si è passati ai 38.139 attuali. Cioè in appena due mesi si è finiti dal 6,6 all’11,7% del totale nazionale. La Lombardia, nello stesso periodo, è scesa dal 39 al 33,2%.

A intervenire sul caso questa volta sarebbe stata l’Unsic: Il Covid, purtroppo, ha ripreso la sua corsa e i numeri dei contagiati sono in crescita da nove settimane. Il cambiamento più evidente riguarda la geografia della pandemia in Italia: se prima dell’estate la Lombardia, da sola, registrava circa la metà di tutti i casi e l’infezione era concentrata quasi unicamente nel Settentrione, oggi preoccupa soprattutto l’evoluzione nel Mezzogiorno e nelle regioni centrali. Anche perché la condizione ospedaliera delle aree dove il contagio cresce non è paragonabile con quella lombarda o veneta”.

“Purtroppo esistono previsioni non confortanti per l’autunno-inverno, causa anche l’apporto dell’influenza ordinaria e soprattutto il peso delle scuole, fattore del tutto assente con il lockdown di marzo-aprile”, spiega il Presidente del sindacato Domenico Mamone che punta il dito anche sulle scuole.

“In Francia – aggiunge – dove le scuole sono state aperte appena due settimane prima di noi, la Santé Publique France ha reso noto che l’apporto, in rapida crescita, degli istituti scolastici sul totale dei cluster è del 32%, con 285 focolai sugli 899 totali (195 vengono dal mondo del lavoro). È un dato emblematico. Da noi, dove finora manca un censimento ufficiale dei casi nelle scuole (il ministero ha iniziato a farlo solo ora), un dato significativo è quello che ha diffuso l’assessore della Regione Lazio, Alessio D’Amato: 336 contagiati in 296 plessi scolastici. Se grossolanamente proiettassimo questo dato a livello nazionale, saremmo a non meno di 3mila casi”.

“Tuttavia le scuole rimangono il nervo scoperto di questa fase. Anche perché, con quasi dieci milioni di persone coinvolte – tra studenti, docenti e personale ausiliario – interessano, da sole, un sesto di tutta la popolazione italiana. Incidendo anche sulla mobilità, altro enorme problema irrisolto”, prosegue.

“Nel contempo lo smart working resta la migliore soluzione per questi difficili mesi che c’attendono: è vero che riduce gli incassi per il bar o il ristorante sotto l’ufficio, ma meglio stringere la cinta per qualche mese anziché dover chiudere di nuovo tutto per una condizione generale diventata insostenibile, conclude.

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Immagine di repertorio