AGRIGENTO – La Polizia di Stato, nella serata di ieri, ha eseguito un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica di Agrigento, a firma dei Sostituti Procuratori Gloria Andreoli e Paola Vetro, nei confronti di un soggetto egiziano ritenuto responsabile di gravi delitti in tema d’immigrazione clandestina.
La Sezione Immigrazione della Squadra Mobile di Agrigento, guidata da Giovanni Minardi, ha svolto un’intensissima attività investigativa che ha permesso di identificare il fermato, quale presunto scafista dell’imbarcazione che il 25 gennaio 2022, ha trasportato nel territorio italiano 287 cittadini extracomunitari irregolari, prevalentemente di origine bengalese, conducendoli dalle coste libiche verso le acque territoriali italiane.
La traversata, effettuata a bordo di un sovraffollato barcone di circa 16 mt esponeva i migranti a grave pericolo di vita che si concretizzava per sette bengalesi i quali, a causa delle disumane condizioni di viaggio, hanno perso la vita per ipotermia.
Al predetto fermato è stato quindi contestato anche il reato di morte come conseguenza di altro delitto; le vittime sono state compiutamente identificate grazie ad una eccezionale sinergia tra la Squadra Mobile ed il Consolato Bengalese.
Le risultanze investigative raccolte sono state trasmesse alia Procura della Repubblica di Agrigento, diretta da Luigi Patronaggio che, ritenendo assolutamente robusto il quadro indiziario raccolto nelle testimonianze dei migranti superstiti, ha emesso il provvedimento di fermo, nei confronti di S.S.M. (39 anni).
Non può sottacersi la circostanza che il medesimo soggetto era anche destinatario di una condanna definitiva, per il medesimo reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, commesso nel settembre del 2011 a Pozzallo.
Contestualmente la stessa Squadra Mobile ha eseguito altri due ordini di carcerazione nei confronti di due cittadini tunisini, giunti irregolarmente nel territorio dello Stato, il primo condannato per i reati di violenza sessuale, atti persecutori, minacce ed il secondo per reati di falso contro la fede pubblica.
Dopo le formalità di rito, i soggetti sono stati condotti in carcere ad Agrigento. Un fermato sarà posto a disposizione dell’autorità giudiziaria per le dovute convalide e per l’accertamento delle eventuali responsabilità penali; i condannati per l’espiazione della pena definitiva.
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