“Eroina”, “LSD”, “Marijuana”: no, non si parla degli stupefacenti che potreste pensare, bensì di una realtà totalmente diversa.
Questi sono solo alcuni dei titoli delle svariate tracce audio che si trovano in rete, vere e proprie “droghe 2.0”, figlie del digitale, “vendibili” tramite audio mp3 e facilmente reperibili, ma soprattutto a prezzi stracciati.
Queste “droghe” non sono che toni binaurali, ovvero dei battimenti (sovrapposizioni di suoni) percepiti dal cervello quando due suoni con frequenza inferiore a 1.500 Hz e con una differenza tra loro inferiore ai 30 Hz vengono ascoltati con un paio di cuffie. L’ascolto crea nella mente la percezione di un suono nitido – come un battimento acustico – che però non esiste nella realtà.
Da qualche anno, sul web è in corso un dibattito che vede schierate due diverse fazioni, pro e contro le tracce audio “stupefacenti”: i contrari affermano che, in sintesi, i toni binaurali sono effettivamente delle droghe perché alterano le percezioni cognitive come qualsiasi altra sostanza stupefacente.
I favorevoli alle “dosi audio”, invece, le difendono perché – se ascoltate in stato di totale coscienza – sembrerebbero essere totalmente innocue.
La verità sta perfettamente in mezzo, tra l’idea che questa “storia” sia una grandissima bufala e quella che una droga potente ed efficace sia perfettamente reperibile per chiunque e giri “indisturbata” per il web.
“In realtà è come ascoltare musica techno sotto effetto di sostanze stupefacenti – spiega Marco Cappuccio, psicologo catanese – quindi dovrebbero funzionare (le tracce audio) solo se si è già ‘fatti’, ergo non rappresenterebbero un reale pericolo”.
Non sembrano essere davvero pericolose, ma, in maniera un po’ più pratica, è possibile dire che queste tracce, però, sono comunque “disturbanti” per la nostra psiche.
“Orgasm”, per esempio, con i suoi 50 minuti riesce quasi a far entrare un soggetto in paranoia, stordendolo con dei suoni e dei volumi “insostenibili” (così definiti) e dando quasi l’impressione che ci sia, attorno a chi ascolta, qualcuno che parla.
Venduti addirittura insieme a dei libretti di istruzioni per l’uso, i file sono inizialmente gratuiti, ma dopo, appena si “entra nel giro”, iniziano a toccare prezzi sempre più alti.
L’invito è quello a “non cadere dentro queste ‘trappole del web’, che sembrano essere sempre così attraenti, ma che poi si rivelano pericolose la maggior parte delle volte”.
Conclude l’esperto: “Non bisogna creare allarmismi di nessun tipo, non dobbiamo esagerare perché sappiamo che sul web esistono cose ben peggiori, ma non possiamo comunque cullarci“.
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