Mazzette a funzionario Agenzia delle Entrate. Corruzione e falso materiale ideologico: 15 arresti ad Agrigento

AGRIGENTO –  Quindici persone sono state raggiunte da altrettanti provvedimenti cautelari firmati dal Gip del tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, su richiesta del procuratore Renato Di Natale, dell’aggiunto Ignazio Fonzo e del sostituto Andrea Maggioni del dipartimento reati economici.

Ad eseguire l’operazione è stato il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Agrigento.

Al centro dell’inchiesta l’iter e la conclusione di alcune pratiche all’Agenzia delle entrate. Tra i reati contestati, a vario titolo, corruzione e falso materiale ideologico compiuto da pubblico ufficiale.

Quattro le persone finite in carcere, sette coloro che sono stati posti ai domiciliari con l’obbligo del braccialetto elettronico, due i destinatari dell’obbligo di presentazione ai carabinieri, due coloro che sono stati sottoposti al divieto temporaneo di esercizio della professione medica.

Fra i destinatari delle misure cautelari c’è anche un funzionario dell’agenzia delle Entrate di Agrigento: Vincenzo Tascarella, che è stato arrestato.

Nella sua qualità di pubblico ufficiale – scrive la Procura – accettava la promessa di una somma di denaro per omettere atti del proprio ufficio e/o per compiere atti contrari ai propri doveri d’ufficio. Tascarella – prosegue la Procura – accettava la promessa della somma di denaro per favorire l’annullamento dell’avviso di accertamento da lui stesso emesso con un provvedimento di autotutela, “piegando” la propria funzione istituzionale di funzionario dell’agenzia delle Entrate all’interesse della società contribuente”.

Tra gli indagati sottoposti alla misura degli arresti domiciliari, con obbligo di braccialetto elettronico, c’è anche Pietro Pasquale Leto che all’epoca in cui scattò l’inchiesta era dirigente in servizio alla direzione regionale delle Entrate di Palermo e dal 13 gennaio del 2014 direttore della direzione provinciale delle entrate di Agrigento. “Leto, nella sua qualità di pubblico ufficiale, accettava la promessa di Marco Campione, rappresentante legale della Girgenti Acque, – scrive la Procura della Repubblica di Agrigento – di altra utilità, consistente nell’assunzione a tempo indeterminato della propria figlia, presso l’ufficio legale della Girgenti Acque”.

È stato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, con l’obbligo del braccialetto elettronico, anche l’imprenditore agrigentino Marco Campione presidente di Girgenti Acque che è il consorzio che si occupa della distribuzione idrica nell’Agrigentino.