Caso Lena: alla sbarra Chiarello, Lanza e Di Paola. A dicembre inizia il processo

PALERMO – Il 18 dicembre dovranno presentarsi tutti e tre davanti al giudice per la prima udienza sul caso Lena che li vede alla sbarra per omicidio colposo. Inizia così il processo con rito ordinario per rendere giustizia a Giuseppe, lo studente di medicina di 20 anni morto durante un allenamento di Mixed Martial Art nella palestra Harmony Body System di via Stazzone a Palermo.

Questa mattina, lì, presente durante l’udienza preliminare c’era solo il proprietario della palestra Giuseppe Di Paola, palermitano di 59 anni insieme al suo avvocato, mentre per Giuseppe Chiarello, palermitano di 40 e Roberto Lanza, messinese di 27 anni c’erano solo i legali. 

Tutti sono stati ascoltati dal giudice per le indagini preliminari, Giangaspare Camerini, e tutti hanno parlato di “malore” sottolineando che il ventenne, originario di Cammarata, si è sentito male. “Diceva di avere mal di testa tanto che proprio Di Paola, che non è un quisque de populo, più volte lo ha invitato a non allenarsi. Giuseppe, però, ha insistito per farlo comunque”. Avrebbero dichiarato questo gli avvocati dei tre imputati oggi in aula, chiedendo che i propri assistiti venissero prosciolti ma il gup non ha lasciato spazio a riti alternativi rigettando la richiesta e rinviando tutti a giudizio.

C’è poco da fare, però, in questa vicenda qualcosa non torna. Se il ragazzo ha accusato un malore perché non è stato avvertito il 118? Giuseppe è arrivato in ospedale trasportato su un’auto privata. E perché proprio Di Paola che non è un quisque de populo, non era con lui al Civico, stando a quanto ci riferiscono i genitori del ragazzo…

La tesi sostenuta da Chiarello, Lanza e Di Paola corrisponde per grandi linee alla stessa versione degli attimi concitati vissuti subito dopo la tragedia, quel 13 dicembre 2013. Tutti in palestra dicevano che Giuseppe Lena accusava quel mal di testa da giorni. Tesi questa che, però, non convince per niente i genitori del ragazzo , sicuri di avere un figlio molto responsabile e che quindi non si sarebbe mai sottoposto ad un allenamento stando male.

Ma la cosa più strana è che quanto dichiarato dagli accusati contrasta visibilmente con il referto dell’autopsia, emesso dal professore Procaccianti, dove si legge che Giuseppe ha subito un danno ipossico-ischemico emorragico a causa di un trauma cranico provocato da corpo contundente. 

Si capisce bene che i contorni della vicenda sono ancora molto sfumati ma adesso, che inizierà il processo, saranno i magistrati ad avere l’ultima parola.