AGRIGENTO – Il processo a carico del boss Giuseppe Falsone, recluso nel carcere di Spoleto, slitterà di almeno tre mesi. Questo cambiamento è dovuto per il guasto della linea telefonica del carcere dedicata ai colloqui fra i difensori e i detenuti.
L’avvocato Barbara Garascia ha sollevato il caso, sottolineando che “non è stato possibile conferire con l’assistito e valutare il rito processuale”.
Lo sviluppo delle indagini sul caso Falsone
L’accusa nei confronti di Falsone è quella di un’estorsione mafiosa commessa nel 2004, durante il periodo di latitanza, concluso 2 anni dopo a Marsiglia con la cattura della polizia.
Si è conclusa una recente indagine condotta dal pubblico ministero Stefano Strino della Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, che ha fatto luce su un sistema di estorsione. L’inchiesta si è concentrata su stretti collaboratori del boss mafioso di Campobello di Licata, tra cui Vincenzo Parello di Favara, e tre affiliati mafiosi del Nisseno: Maurizio Carruba, Alfredo Schillaci e Angelo Schillaci. Gli individui sono accusati di aver estorto 13mila euro a un imprenditore di Favara. La vittima stava investendo in un impianto di bitume a Sutera al momento dell’estorsione.
La Dda (Direzione Distrettuale Antimafia) nissena ipotizza inoltre che Falsone, in quanto rappresentante provinciale di Cosa nostra, avrebbe dato il comando di contattare l’imprenditore e imporgli il pizzo per un accordo fra le due province. Questo, a quanto pare, rientrava in un “accordo” tra le due province, poiché la vittima era di Favara (provincia di Agrigento), ma l’impianto di bitume si trovava in provincia di Caltanissetta.
Il rinvio dell’udienza preliminare
L’udienza preliminare ha subito un rinvio. Si è tenuta davanti al GUP (Giudice per l’udienza preliminare) di Caltanissetta, Emanuela Carrabotta. Il carcere ha dichiarato, via email, di non poter consentire al detenuto di incontrare il suo avvocato.
Questa non è la sua unica questione difensiva. Questo detenuto è un ex “numero due” di Cosa Nostra. È stato condannato mesi fa a 22 anni di carcere. L’accusa: aver gestito Cosa Nostra dal carcere. Avrebbe utilizzato la sua ex avvocatessa, Angela Porcello. Infatti, anche lei è stata arrestata e condannata.
“Le scadenze per il ricorso si stanno avvicinando”, ha aggiunto l’avvocato Garascia. “Non ho ancora parlato con il mio cliente, dobbiamo pianificare i prossimi passi. Questo viola chiaramente il suo diritto alla difesa“.