Cani in città, Sicilia in rosso: tutti i dati

CATANIA – “Mamma, papà! Perchè non abbiamo un cane? Ci terrebbe tanta compagnia, compriamolo!”

Nel 1999, in Italia, questa domanda veniva una volta accontentata e una volta no: il 43% della popolazione italiana aveva almeno un cane. E, se di cani parliamo, essi 17 anni fa toccavano quota 5.800.000.

Oggi sono 15/18.000.000: un numero che si è triplicato, causa/merito anche della crescita della popolazione, e per quanto stimato nel 2013 il 55,6% degli italiani possedeva un cane.

Parleremo quindi di un tema affrontato tante volte tra randagismo, sterilizzazione, canili: tutti questi punti, e non solo, verranno toccati per parlare della gestione degli amici a quattro zampe nel territorio siciliano ma, in generale, qualche dato stanziato su tutta Italia è doveroso darlo per avere in mente quanto meno l’idea.

Dopo il dossier fornito da Legambiente sull’amianto, di cui abbiamo apertamente parlato, è arrivato stavolta “Animali in città”: è per questo, quindi, che vi invitiamo a riflettere per cinque minuti.

La spesa per cane all’anno è aumentata di 60 euro (da 400 a 460) e neanche la spesa per alimentazione scherza: dai 30 milioni del 1999 si passa agli 80 milioni e mezzo del 2013. Aumentano le sanzioni (che possono arrivare fino a 10 mila euro) e, purtroppo, le denunce per abbandono che in media annuale sono 200, 150 in più di quasi due decenni fa. Un dato che sa di controversia visto che i cani abbandonati, nel 2013, erano “soltanto” 150 mila toccando quota – 450.000 abbandoni.

Sono inoltre 14.000 in Italia i casi di avvelenamento a causa di fitofarmaci, antigelo per auto, semplici pezzi di carne con all’interno schegge di vetro o chiodi e, nei casi più brutali, le spugne fritte.

E poi ancora i “canili rifugio”, che tanto rifugio poi non sembrano essere, che in Italia sono ben 104 mila. Diamo uno sguardo alla popolazione siciliana risalente al dicembre 2013: 5.094.937 abitanti che si rapportano ai 343.293 cani registrati all’anagrafe. In Sicilia, pertanto, il rapporto è di un cane ogni 15 cittadini.

Così Legambiente ha inviato un questionario a tutte le amministrazioni Comunali d’Italia distinguendo ben quattro macro aree: nella prima i punti da affrontare, tra i più importanti, erano la detenzione degli animali in città e sanzioni per gli illeciti, agevolazioni fiscali e/o sostegni economici per chi possiede un cane e metodi contro il randagismo; nella seconda le aree verdi dedicate ai cani; nella terza l’approccio proattivo dell’Ente dedicato all’anagrafe canina e la presenza, accompagnata dal funzionamento, di canili in regola; nell’ultima invece bisognava segnalare la partecipazione al tavolo di contrasto per le esche avvelenate.

Non solo: questo questionario è stato rivolto anche alle aziende sanitarie locali. Le macro aree hanno grosso modo gli stessi argomenti, tranne la terza dove è richiesta la conoscenza aggiornata ed adeguata su strutture dedicate ad animali da compagnia e la dotazione, con tanto di numero, di microchip assegnati al personale medico.

Il massimo totalizzabile ammontava a 100 punti: se il punteggio fosse stato inferiore a 30 punti, quindi da 0 a 29,9, il sistema complessivo sarebbe stato insufficiente. Vi sorprenderà sapere, o forse no, che nessuna città siciliana ha raggiunto la sufficienza tranne Siracusa, ma soltanto nel secondo questionario indirizzato all’Asp. Le tre faccine nere significano che, addirittura, non è stata ricevuta risposta mentre più faccine rosse troviamo, più l’insufficienza è grave.

I risultati del questionario: sopra quelli dell’amministrazione Comunale, sotto quelli dell’Asp.

Adesso analizziamo questi scarsi, scarsissimi a dire il vero, risultati che la Sicilia ha riportato: il territorio siculo innanzitutto possiede l’83% di cani liberi e controllati in Italia. Nella nostra regione sono 5.097 i cani di questa categoria con 256 cittadini specificamente incaricati; la spesa pubblica di Palermo è una delle peggiori in Italia (0,24 centesimi/cittadino); Messina invece non offre spazi sufficienti agli animali d’affezione con un’area verde ogni 121.251 cittadini e ogni 105 km quadri ed è, sommando i punteggi di amministrazione Comunale e Asp, la sesta città peggiore in Italia per quadro regole, risorse, organizzazione e controllo.

Catania è da evidenziare in rosso sia per cani iscritti all’anagrafe, 1 cane ogni 23 cittadini rispetto alla media italiana di 1 su 10, che per quei canidi catturati trovanti una buona soluzione. Su 11 cani soltanto 2,7 vengono adottati o restituiti ai proprietari, in Italia il dato complessivo è di 3 cani su 4. C’è però un fattore positivo: riguardo all’organizzazione di strutture e servizi offerti al cittadino per animali, la città etnea supera il 50% del massimo punteggio totalizzabile.

Queste difficoltà di gestione, incredibile ma vero, sembrano essere dei buoni propositi per le amministrazioni comunali che fanno fiorire diverse delibere e varie proposte per sgravare le tasse a coloro che adottano un cane dal canile. Un esempio è Francofonte (Siracusa) che ha previsto un bonus di massimo 450 euro riconoscendo i costi della Tares a chi decide di adottare un cane.

Questi ultimi due dati positivi di certo non coprono le magagne che la Sicilia ha riportato e magari oggi quando un bambino chiede ai propri genitori di comprare o adottare un cane, forse questo non è il posto perfettamente giusto per farlo.