AGRIGENTO – Polemica su alcune parole decisamente poco lusinghiere scritte su una guida turistica della Sicilia edita da Feltrinelli per la collana Easy Rough Guide, dedicata a libri di viaggio di facile consultazione per turisti.
Nella sezione dedicata alla città di Agrigento, infatti, l’autrice Ros Belford parla, tra le altre cose, di “atteggiamenti mafiosi“ e “ristoratori truffatori“.
Nella guida al centro della polemica si legge: “Agrigento ha uno scarso senso d’identità. Le statistiche del governo indicano che Agrigento è una delle città più povere d’Italia e non risulta una sorpresa apprendere che qui gli atteggiamenti di tipo mafioso sono ben radicati. Nessun pericolo per i turisti, solo una maggiore tendenza tra i ristoratori, rispetto al resto della Sicilia, a perpetrare piccole truffe“.
Queste poche affermazioni sarebbero state sufficienti a scatenare la reazione dei ristoratori e dei cittadini agrigentini, che hanno risposto negativamente alla guida, ricca di stereotipi ormai superati e generalizzazioni non adatte a un testo che dovrebbe incitare i turisti a visitare la Sicilia e non a evitarla.
Il sindaco della città della Valle dei Templi, Lillo Firetto, avrebbe richiesto alla casa editrice Feltrinelli di riscrivere la guida con parole più rispettose dei cittadini e dei ristoratori onesti che vivono e lavorano nell’Agrigentino.
Nel frattempo, la reazione dell’opinione pubblica agrigentina inizia a farsi sentire anche sui social. Su Facebook, Marta Paola scrive: “Cara autrice di suddetta guida, ma veramente? Ma veramente stai ancora dietro a questi stereotipi?“.
Sulla propria pagina ufficiale, l’ABBA (Associazione B&B Agrigento) pubblica una lettera di un cittadino, che dichiara: “Non sono un campanilista, credetemi, e anzi con Brassens critico quelli che si sentono felici per essere nati nel posto nel quale sono nati e so bene quali sono i difetti e le criticità di Agrigento e in particolare dell’Agrigento moderna. Ma da questo ad attribuire atteggiamenti fisiologicamente mafiosi ai suoi cittadini è non solo preconcetto e sbagliato, ma anche gravemente lesivo della dignità di un piccolo popolo. È come dire che i neri, anzi i negri, puzzano e che gli svizzeri sono solo legati al soldo e incapaci di creare alcunché, salvo l’orologio a cucù”.
Immagine di repertorio
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