Nero su bianco, sono queste le parole che saltano al nostro occhio mentre sfogliamo il dossier di Legambiente “liberi dall’amianto”.
Numerosissime pagine che fotografano la situazione della Sicilia e di tutta l’Italia. L’amianto è un killer che continua a colpire e a cinque anni dall’ultimo rapporto Legambiente scende nuovamente in campo.
Non tutte le regioni hanno approvato il Piano Regionale Amianto a distanza di 23 anni dalla Legge 257 che ne prevedeva l’entrata in vigore entro 180 giorni dalla sua pubblicazione. E proprio in Sicilia il censimento risulta ancora in corso e i dati non reperibili.
Eppure anche sul nostro territorio ci sono impianti industriali attivi o dismessi, edifici pubblici e privati, siti contaminati non industriali e coperture in cemento amianto.
E secondo le stime ci vorranno almeno 85 anni prima di arrivare ad un’azione di risanamento dalla pericolosa fibra. Intanto le persone muoiono nel silenzio assordante di alcune istituzioni.
E sempre sfogliando il dossier emerge un’amara verità: accanto alla maggior parte delle regioni italiane spunta il numero degli edifici, delle industrie e dei siti estrattivi e dismessi bonificati. In Sicilia il silenzio tombale.
Se parliamo di impianti di smaltimento, fondamentali per risolvere questa piaga, la situazione non cambia. La Sicilia non ne ha neanche uno. Così ancora oggi il 75% dei rifiuti contenti amianto finisce nelle discariche fuori dai nostri confini.
A questo si aggiunge una carenza nelle forme di incentivazione economica messe in campo dalla regione per consentire ai cittadini la corretta rimozione.
Insomma “Il monitoraggio è ancora in corso ma senza dati”; come a dire “State tranquilli, ci abbiamo pensato, tutto sotto controllo, ma non fateci domande”.