Allarme sigarette in Sicilia: “Più fumatori della media italiana”. Tabacco causa quasi 83mila morti all’anno

Allarme sigarette in Sicilia: “Più fumatori della media italiana”. Tabacco causa quasi 83mila morti all’anno

PALERMO – Si avvicina per i fumatori seriali una stangata memorabile: dal 2030 sarà applicato il divieto di fumo anche all’aperto e anche nei luoghi pubblici: strade, parchi, stadi, fermate di autobus e parcheggi non saranno più i luoghi “scelti” (come è accaduto fino a ora) per farsi un tiro prima degli incombenti impegni, ma diventeranno luoghi vietati alle sigarette. Praticamente, i fumatori potranno godersi il loro tesoro solo in casa propria.

L’iniziativa è partita qualche giorno fa dal sindaco di Milano che ha proposto questa idea durante un incontro con i suoi cittadini, sottolineando l’importanza dell’inquinamento da smog e da fumo, ma soprattutto della libera scelta di tutti coloro che, se non gradiscono il fumo o non vogliono incorrere nei danni che esso causa, adesso potranno sicuramente stare più tranquilli e sereni e non dovranno più inalare il fumo altrui nemmeno per strada.

In Sicilia, anche se sicuramente non ci sono i livelli di inquinamento presenti a Milano (l’Isola ha infatti la percentuale più bassa d’Italia riguardo alle polvere sottili) si continua ancora a fumare tanto: secondo il rapporto The Europea House -Ambrosetti, realizzato in occasione del Forum Meridiano Sanità Sicilia a ottobre 2019, nella nostra Regione ci sono infatti più fumatori rispetto alla media nazionale (28% contro il 25,7%). Per cercare di diminuire tale valore, una iniziativa simile a quella presa in carico dal primo cittadino milanese sembrerebbe stata però già attuata nei territori di Capaci (Palermo), Lampedusa e Linosa (Agrigento).

In generale, però, tutta l’Italia continua a fare un uso eccessivo delle sigarette. Come riportato nel Rapporto 2018, pubblicato dal Ministero della Salute, “Nel nostro Paese si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco dalle 70mila alle 83mila morti l’anno, con oltre il 25% di questi decessi compreso tra i 35 e i 65 anni di età. Per quanto riguarda il carcinoma polmonare, una delle principali patologie fumo correlate, nel nostro Paese la mortalità e l’incidenza sono in calo tra gli uomini, ma in aumento tra le donne per le quali questa patologia ha superato il tumore allo stomaco, divenendo la terza causa di morte per neoplasia, dopo il tumore al seno e al colon-retto. Tale andamento rispecchia quello della prevalenza dei fumatori, con una progressiva riduzione nei maschi e un costante lieve aumento nelle femmine. Nel 2018, secondo i dati ISTAT, la prevalenza dei fumatori di tabacco tra la popolazione dai 14 anni in su è pari al 19%. L’abitudine al fumo di tabacco è più diffusa nelle fasce di età giovanili, in particolare, sia tra i maschi che tra le femmine la quota più elevata si raggiunge tra i 20-24 anni (32,4% dei maschi e 22,2% delle femmine)“.

La soluzione sarebbe, ovviamente, smettere di fumare sia per migliorare la vita propria che per non intaccare la salute di chi ci sta intorno quotidianamente. Alcuni metodi alternativi, come per esempio l’utilizzo della sigaretta elettronica, non sembrano fornire però i risultati sperati. Da uno studio risulta che in Italia un adulto 10 dieci, tra coloro che provano a smettere di fumare, lo fa usando proprio la sigaretta elettronica che viene “preferita” tre volte più degli altri metodi tradizionali (farmaci, centri antifumo e altro) per provare a non fumare più. Ma anche in questo caso gli italiani non sono molto bravi: sempre secondo il Rapporto del Ministero della Salute, “Nel 2018 i tentativi di smettere di fumare sono, sì, leggermente aumentati rispetto all’anno precedente (37,9% vs 35,4% del 2017), ma sono ancora inferiori ai valori del 2008. Il tentativo fallisce infatti nella stragrande maggioranza dei casi (oltre l’80%) e solo una bassa quota (meno del 10%) riferisce di aver raggiunto l’obiettivo e aver smesso di fumare da più di 6 mesi”.

Immagine di repertorio