Agrigento e Ragusa top nella donazione del sangue, Fratres Catania: “La sensibilizzazione non è mai abbastanza”

Agrigento e Ragusa top nella donazione del sangue, Fratres Catania: “La sensibilizzazione non è mai abbastanza”

CATANIA – Fratres, Avis, Croce Rossa Italiana, Advs Fidas Catania e Associazione San Marco. Sono queste le sigle catanesi dedite alla raccolta di sangue nella provincia.Proprio l’Associazione San Marco, nonostante le sue piccole dimensioni rispetto alle precedenti, è però quella che riesce a far raggiungere i livelli più alti di raccolta sangue.

Mentre le 31 associazioni più piccole che compongono la Fratres hanno chiuso il 2018 con 8mila donazioni, rivela Vito Mazzarino, esponente del gruppo Fratres Catania, l’Associazione San Marco, composta da un solo gruppo, ha concluso con 11mila unità di sangue. I dati precisi nel Catanese – continua – sono un po’ negativi. Se teniamo in considerazione il 2018, non siamo riusciti a raggiungere l’autosufficienza. Per i talassemici, per esempio, sono state raccolte solo 28mila unità di sangue nella provincia di Catania, a fronte di dati molto più alti nelle altre città siciliane. Proprio per questo, la maggior parte del sangue necessario alla città etnea viene comprato dalle altre province”.

Ragusa e Agrigento sono le più ricche in tema di raccolta di sangue e sono anche le uniche due città siciliane in cui è fortemente radicata la “cultura del dono“, come la chiama Mazzarino, ed è proprio da queste province che la maggior parte dei presidi ospedalieri si rifà per ottemperare alle eventuali e proprie mancanze.

Proprio alla “cultura del dono” si appella la Fratres Catania: “Serve una continua informazione e sensibilizzazione delle persone – conclude Mazzarino -. Ecco perché vengono organizzate periodicamente delle manifestazioni durante le quali è possibile donare. La richiesta maggiore riguarda in particolare il gruppo AB negativo, di cui Catania è carente. Ma anche in questo caso viene aiutata da altre province siciliane”.

Altro problema è la tipologia dei donatori. La maggior parte di essi ha una età compresa tra i 35 e i 50 anni. I giovani, purtroppo, donano troppo poco o addirittura mai nella vita. A ciò si ricollega la questione della sensibilizzazione che, a detta di Mazzarino, “non è mai abbastanza“.

Immagine di repertorio